sabato 5 dicembre 2009

Il treno e il desiderio dell'altrove

Foto di Maurizio Crispi (inizialmente pubblicata su FB)

Il treno sfreccia lontano e porta via con sé il desiderio dell'altrove. Il treno è, tuttora, potenza e velocità perchè genera in chi sta a guardare, fermo al suo passaggio, un senso di fragilità ed impotenza, oltre che nostalgia struggente per tutto ciò che non si potrà mai raggiungere e per quello che, mettendoci su di una strada, abbiamo perso, magari ancora senza saperlo.
Specie se tu sei fermo all'alba, al passaggio a livello, sbarre abbassate e semaforo rosso acceso, mentre il treno sfreccia via veloce, in un subbuglio di cromatismi. E' un attimo ed è già passato, portando via con sé il suo carico di vite e speranze.
Tu sei immobile, stoppato da quelle sbarre calate e dal semaforo rosso che nella mezza luce del primo albeggiare brilla violento, lo guardi andare a tutta birra e ti rammarichi di non essere a bordo.
A bordo, viceversa, avvertiresti viceversa la nostalgia di ciò che ti sei lasciato alle spalle, ma anche l'eccitazione del nuovo che ti aspetta al termine della strada ferrata.
Ogni volta che ci mettiamo on the road non sappiamo mai se potremo fare ritorno al luogo che abbiamo appena lasciato.
Ogni volta che andiamo via da qualcuno che ci è caro potrebbe essere l'ultima.
Ed io lo so.

Per tanto tempo il treno (e in particolar modo la locomotiva) è stato un'icona del progresso inarrestabile e del futuro di modernizzazione che attendeva l'uomo (basti pensare alla canzone di Guccini, La locomotiva!).
E, in effetti, prima dell'aereo e dell'automobile è stato in assoluto il mezzo di trasporto più veloce creato dall'uomo.
Ma il treno ha rappresentato anche la possibilità di penetrare in terre lontane ed inesplorate. La civilizzazione procedeva, da un certo punto in poi, con lo sviluppo delle strade ferrate. Dove arrivava il treno, lì arrivavano anche la civiltà e la Legge.
Si può richiamare alla mente l'immane lavoro che fecero gli Americani per connettere la costa orientale con quella occidentale degli States, oppure all'importanza che ebbe la Transiberiana.
Il treno era anche il mezzo di contatto relativamente veloce (rispetto al viaggio per mare, unica altra alternativa) con mondi diversi ed esotici: ed ecco il fascino dell'Orient Express che, tra l'altro, faceva anche scalo a Trieste, e che connetteva l'Occidente con Instanbul, considerata la porta di acceso all'Oriente misterioso.
Il treno era venerato dai Futuristi perchè rappresentava la velocità e la potenza della tecnologia, ma anche - per tutti questi diversi motivi - è l'icona del viaggio verso terre lontane e della libertà assoluta, come ci fa ben vedere Pirandello nella sua bellissima novella "Ha fischiato Il treno"

1 commento:

  1. Scrive Giuliana Montagnin:

    Francamente, "il tutto" mette ansia o agitazione. E' vero tutto quanto, però si possono pensare anche altre cose: "Sto raggiungendo una località in cui farò una maratona e ...forse parteciperà qualcuno che non vedo da tempo... Sarà un'occasione per salutarci... e poi ritornerò.

    E poi Giuliana aggiunge:

    I punti di vista alle volte non sono uguali. Un'immagine così può anche far pensare ad "un senso di fragilità ed impotenza" oppure si può riflettere che [il treno] non è una grandezza della natura, come può essere l'Etna o una catastrofe del clima; è una cosa che ha costruito l'uomo. In tal caso significa che può essere GRANDE e raggiungere obiettivi una volta ritenuti impossibili: grande velocità, scoperte scientifiche e mediche, eccetera...

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