martedì 8 dicembre 2009

Il mare e le immersioni subacquee in un sogno: i residui diurni e l'incoscio profondo


Alcune mattine fa, poco prima del risveglio, ho fatto questo strano sogno.
Sono in un circolo nautico dove sono andato per un'immersione o per fare scuola di diving.
C'è in atto una grande mareggiata. Il livello dell'acqua si è innalzato a dismisura, cosicchè la sede a mare del circolo nautico è parzialmente sommersa: per entrare al suo interno si deve passare a guado
almeno in un metro d'acqua.
Ma la vista è bellissima: a momenti di turbolenza con sequenze di violenti marosi spumeggianti si alternano fasi di calma piatta in cui vedo il riflesso dell'edificio e del cielo rannuvolato sulla superficie tranquilla ed immota come olio.
Mi porgono un paio di occhiali da sole, dicendomi che li hanno trovati per terra e che mi appartengono.
Li indosso per provarli, sperimentando un senso di estraneità, quasi non fossero miei. Poi mi ricordo che quegli occhiali li avevo presi in affitto e mi dico con un senso di sollievo:
"E' davvero una fortuna che me li abbiano riportati!".
La scena si sposta: adesso sono nella scuola di diving e c'è in corso una riunione: siamo seduti attorno ad un tavolo rettangolare, io ad uno dei lati lunghi e accanto a me, alla mia destra c'è un posto libero.
Siamo lì per discutere di un argomento che non ricordo o forse si tratta di un briefing preliminare ad un'immersione.
Mi perdo qualche sequenza della discussione, perchè mi appisolo.
Dal sonnellino estemporaneo mi risveglio bruscamente perchè sento una voce che mi è familiare dire la sua sul punto che mi sono perso per via dell'eclisse di coscienza.
Si tratta di Jaime! Ma come! Prima, Jaime non c'era! Deve essere arrivato proprio mentre dormivo! Mi giro, pieno di imbarazzo e, in effetti, Gi è seduto ora alla mia destra, nel posto che prima era stato lasciato vuoto.
Supero l'impaccio di essermi fatto trovare addormentato dicendo qualcosa che, fortunatamente, è pertinente con l'osservazione appena mossa da Gi, anche se ignoro che cosa abbia effettivamente detto.
E così non faccio cattiva figura. Ma sono sicuro che Jaime, con la sua perspicacia, si sia accorto che stavo dormendo nel corso della riunione.
Per attenuare il mio senso di colpa, gli do il benvenuto, mettendogli un braccio attorno alle spalle.
Finito il briefing saliamo su di un'imbarcazione: non è un gommone come le altre volte, ma un grande motopeschereccio. Marc è al timone e, mentre pilota, ci suddivide in coppie, anche se a bordo non c'è l'ombra di attrezzature per fare un immersione.
Le condizioni di mare non sono buone - ci dice Marc - ma faremo lo stesso un'escursione verso il largo.
In effetti, stiamo davvero puntando verso il mare aperto e il panorama è semplicemente stupendo: la superficie è adesso tranquilla e la linea della costa si dipana con alte ed impervie scogliere...
Come sempre, il mare è l'elemento materno, l'elemento primordiale dal quale siamo siamo stati espulsi e al quale vorremo fare ritorno (minaccioso e rasserenante al tempo stesso).
Per quanto possa essere agitato, c'è l'alternanza con i momenti di sereno e, in ogni caso, è rassicurante la contemplazione della sua bellezza, sia nel momento della rabbia impetuosa dei grangenti, sia nel momento in cui assume l'aspetto di uno specchio d'acqua tranquillo.

Jaime, nel mio inconscio (ma anche un po' nella realtà) è una figura paterna: master and commander, maestro e guida per il suo carisma, comandante per la sua autorevolezza.
Per quanto la differenza in termini di anni tra me e lui non sia molta, non posso no vederlo come un padre, come una figura che fa da raccordo in un dialogo interrotto con mio padre troppo precocemente scomparso.
Nei confronti delle persone a cui riconosco carisma ed autorevolezza al tempo stesso (soprattutto figure maschili), io tendo sempre a pormi come figlio con tutti i tipici movimenti ambivalenti dell'adolescente che cerca le sue aree di individuazione ed autonomia, ma che - nello stesso tempo - aspira ad essere approvato in ciò che fa.

C'è una donna che amo che non compare direttamente nel sogno: ma siccome c'è la scuola di diving, è come se fosse presente, perchè nella mia fantansia inconscia si è attivato un legame molto forte tra lei e le attività di diving.
C'è in questo legame associativo un sottile sentimento di gelosia e quello dell'esclusione da qualcosa che rappresenta una fonte di vita, l'Eros, nel senso più generale del termine, e che, è dato in definitiva, dal contatto con il mare, sia quello puramente contemplativo sia quello "penetrativo" che si realizza con le immersioni che consentono di scendere in profondità, realizzando nello stesso tempo sensazioni simili a quelle del volo (ma, in entrambi i casi, è soddisfatta una dimensione erotica dell'essere).
Quindi, nel sogno, è presente in forma ineffabile questa imprendibile essenza femminile mescolata insieme in vari modi con elementi maschili: il femminino materno è, sicuramente, il mare, contemplato
un po' dal di fuori, nella prima parte del sogno, e solcato dalla nave, nella sua seconda parte: ed è significativo che non si tratti d'un semplice gommone, ma d'una motonave (il motopeschereccio) che, nella sua fabbrica, contiene un misto di elementi maschili e femminili: il grande scafo come rappresentazione del ventre femminile, la prua che taglia la superficie del mare (ancora il femminile) come rappresentazione d'una componente maschile.

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