domenica 22 febbraio 2009

Un dono grato, quella camminata di due ore!



Una giornata magnifica nel suo esordio.
Poi, dopo un paio d'ore, il cielo s'è offuscato.
Ma quelle due ore sono state un dono grato.
Il cielo azzurro.
Il mare liscio e quieto: la risacca, sotanto un mormorio rasserenante.
Il sole tiepido.
Non un filo di vento.
Spiaggia deserta: lungo la passeggiata, a ridosso della sabbia, molti camminatori e podisti che si accingono al loro allenamento domenicale.
Il borgo marinaro pigramente comincia ora a risvegliarsi.
I venditori di pesce e frutti di mare si affacendano per esporre la loro merce.
Rintocchi di campane dalla chiesa si spandono sul mare.
Barche da pesca dipinte a vivaci colori e battezzate con nomi di donna (donne di famiglia, è sempre così, il nome di una mamma, di una moglie o di una fidanzata): la barca, ancestralmente, come la nave, è femmina, e come una femmina va trattata, affettuosamente e con dedizione.


Il cammino verso il faro solitario sulla scogliera è splendido, come sempre, con i suoi saliscendi e con la distesa del mare che in alcuni momenti sembra farsi di oro fuso..

Il paesaggio mozzafiato.
Gabbiani volano alti, stridendo, molto oltre il ciglio della rupe stagliandosi come esili ed eleganti sagome nere sullo sfondo del cielo intensamente azzurro.
La montagna s'innalza a picco sul mare, incombendo minacciosa sulla stretta strada d'asfalto sbrecciato che fende una distesa stepposa di disi e asfodeli.
Grosse pietre sono rotolate giù dalla parete di roccia: l'effetto delle cadute di temperatura dei giorni scorsi: ognuna è grossa a sufficienza da sfracellare una macchina.
Viene spontaneo guardare intimoriti la cresta del monte, scrutando con apprensione un sommovimento, un improvviso tremito e il rullo delle pietre smosse della frana.
L'inutile fortino risalente alla 2^ guerra mondiale, il faro in abbandono (che peccato!) all'infuori della lanterna, suo cuore vitale, poi un'altra postazione militare di avvistamento; infine, la discesa lungo lo sterrato che conduce alla scogliera da cui la vista spazia libera verso Isola delle Femmine, Montagna Longa e Punta Raisi.
Su di una roccia, una scritta a caratteri cubitali di vernice rossa avivisa: "Area nudista" . Ed è qui che si entra nel cono d'ombra della montagna e, all'improvviso, s'avverte il freddo dell'alba invernale non ancora intiepidita dal primo raggio di sole.
L'ombra genera subito apprensione.
Dappertutto, solitudine e siilenzo, un balsamo per l'anima.
Il paesaggio è talmente vasto che nemmeno ci si accorge della moltitudine di podisti e camminatori che procedono in lunga teoria, in un senso e nell'altro.
Poi il ritorno.
Mondello e la riserva di Monte Gallo: uno dei più bei posti dove andare a camminare, a correre, a esplorare, a pensare, a sentire.
Mi ritengo fortunato di poter essere qui e di poter godere di tutto questo.

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