domenica 8 febbraio 2009

In un freddo mattino d'inverno, sotto la pioggia, ho corso...


Sono uscito a far passeggiare il cane.
Ha subito cominciato a piovere.
La pioggia era fredda e pungente, eppure era bello esser fuori e sentire le gocce che cadevano con un lieve picchiettio sui vestiti.
Freddo e pioggia mi davano un senso di energia.
Le strade erano deserte: ogni tanto trovavo sparsi qua e là ombrelli sfondati e manici spezzati, fogli di giornale intrisi di pioggia, sacchetti di plastica, tutte tracce del forte vento della sera prima.
Nei pressi dei bar e pub i soliti residui della movida.
Non una sola persona in giro, all'infuori di un'extracomunitario triste che se ne stava immobile riparato sotto un grande paracqua a losanghe colorate a vendere ombrelli, in attesa di acquirenti in stato di bisogno.
E' proprio una giornata d'inverno, inverno-inverno, come da queste parti ne capitano poche.
Anche se in assoluto non fa troppo freddo, la pioggia ti dà di solito una sensazione di gelo molto maggiore della neve forse perchè ti fa sentire subito umido e bagnato.
Domenica scorsa ero a Schio (in provincia di Vicenza) proprio ai piedi delle prime propaggini dell'altopiano di Asiago: quando mi sono svegliato cadevano lievi e soffici fiocchi di neve, un po' bagnati per cui la coltre bianca sul terreno stentava a formarsi.
Poi ha continuato a nevicare per tutto il giorno...
Era bello. Tutto ovattato e silente.
Guardavo alcuni miei amici podisti allenarsi su di una pista d'atletica surreale: era tutta azzurra e con la neve che fioccava quasi fiabesca...
Io stavo a bordo pista, tutto chiuso nel mio giaccone, a guardarli.
Ogni tanto facevo una foto.
Da martedì, ho deciso di rompere gli indugi e riprendere ad allenarmi con gradualità.
Con quello di oggi, sono già al terzo allenamento fatto seguendo uno schema suggerito a suo tempo da Orlando Pizzolato.
E' come se dovessi partire da zero: ero arrivato al punto che dover affrontare anche solo 500 metri di corsa mi spaventava.
Oggi mi sento meglio: il minuto di corsa (l'unità temporale di base per poi poter fare di più in seguito) è già diventato soggettivamente più breve.
Nello stesso tempo, la percezione soggettiva dello scorrere globale del tempo, ora scandita dal ricorrere regolare degli allenamenti, è mutata: mi sembra che domenica scorsa sia trascorso un intervallo ben più lungo che non appena sei giorni.
Per questo è stato così bello, oggi, camminare e correre sotto la pioggia.

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