lunedì 3 novembre 2008

Le capre, i gabbiani ed un corvo nero


In un giorno ottobrino, nel tratto di mare compreso tra Mondello e Barcarello, la temperatura è insolitamente mite, il mare è di una calma piatta, olio.
Le canoe, costeggiando, fendono la superficie liscia ed immota con un delicato sciabordio. La parete del monte si erge a picco sul mare, selvaggia ed aspra. Bisogna proprio storcere il collo per guardarne il ciglio che se ne sta almeno un centinaio di metri più su, il bordo di roccia friabile, appena indorato dal sole, mentre tutto il resto è ancora immerso nel cono d'ombra, benchè si sia già a metà mattina.
La parete è scoscesa: in basso, nuda scogliera di massi bianchi accatastati l'uno sull'altro quasi fossero stati lanciati senza un metodo da un ciclope iracondo. Più in alto, un ripido pendio disseminato di rocce affioranti da un terreno ghiaioso e friabile, tenuto assieme dalla crescita disordinata di disi ed altre essenze vegetali.
Il pendio è incastonato di capre che si muovono lente, cercando l'erba più succosa. Ci si chiede, guardando dal basso e sperimentando un lieve senso di vertigine, come abbiano fatto a finire lassù. Eppure, si muovono con agilità e per nulla intimorite, saltando come stambecchi da una pietra all'altra. Il loro forte odore si sente sino alla linea dell'acqua: forse è proprio il lezzo intenso che spinge a guardare verso l'alto.
Più in basso, nell'intrico di massi della scogliera chiazzati di guano, c'è un bianchieggiare di gabbiani che se ne stanno immobili, una colonia di nidificazione, forse.
E c'è anche un corvo nero che si svolazza qua e là, tenendoli d'occhio. Il corvaccio, senza parere, con brevi voli (che intrecciano ghirigori ed arabeschi), fa delle escursioni di esplorazione, cercando di avvicinarsi il più possibile per ghermire dai nidi qualche piccolo o le uova ancora in attesa della schiusa.
Ma i gabbiani sono vigili.
Non si lasciano ingannare dai raggiri dal perfido corvo.
Ogni volta che il corvo vilmente si avvicina loro, stormi di gabbiani-sentinella si levano battendo le ali con vigore e stridendo per poi prendere la via del mare, volando radenti sulla sua superficie plumbea e tornando, infine, alle loro postazioni.
Non a caso il termine "mobbing" con la sua acccezione moderna, è stato utilizzato proprio per descrivere questo comportamento cooperativo e schiamazzante dei gabbiani nella difesa dei propri terreni di cova, nei confronti di ogni malcapitato (uomo o animale che sia) che si sia avvicinato troppo a loro. Semplicemente per un fattore numerico, loro l'hanno sempre vinta sui predatori isolati.
E fu così che, anche questa volta, il malcapitato corvo se ne restò a bocca asciutta.



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