mercoledì 9 giugno 2010

L'Oratorio di San Lorenzo con gli stucchi di Giacomo Serpotta: per me, un'autentica scoperta


Vagabondare per le vie di Palermo antica riserva sempre delle sorprese. Bisogna sapersi abbandonarsi al caso e al capriccio, lasciando la strada nota molte volte percorsa per imboccare invece piccoli vicoli e viuzze che s'aprono all’improvviso davanti a noi o appena girato un angolo a gomito. Piccole meraviglie, inaspettate, s'offrono allo sguardo, ma con pudore e modestia, magari rivelandosi dietro cataste di rifiuti o con l'incombere di sfondi marcescenti.

Palermo possiede una città vecchia che potrebbe essere la più bella d’Europa per la ricchezza delle sue variegature e stratificazioni, per i suoi fasti di un tempo - visibili in chiese munifiche e palazzi nobiliari - che oggi rivivono a chiazza di leopardo, con edifici che hanno subito degli splendidi restauri conservativi, accanto ad altri ancora fatiscenti e prossimi al crollo.

Anche in ciò sono pienamente in opera le contraddizioni dell’animo siciliano: il fatto che tutto il bello debba avere le caratteristiche del frutto maturo la sontuosità dei cui sapori può essere apprezzata quando la maturazione quasi coincide con l'avvio della putrescenza.

Solitamente, alcuni luoghi bloccano con prepotenza la nostra attenzione: di rado pensiamo al fatto che possano essere dei punti di snodo, a loro volta collegati con piccole nervature ad altri.

Le nervature rappresentano degli autentici “passaggi” nei quali ci si può imbattere nelle “sorprese” che ti lasciano con il fiato mozzato.

Tante volte sono passato davanti alla chiesa dedicata a San Francesco, anche nota per la presenza su di un lato della piazzetta antistante dell’Antica Focacceria San Francesco.

Per me, la topografia della piazza era quella di un punto terminale.

Sino all’altro giorno non sapevo nulla di altri percorsi che vi giungessero o se ne dipartissero, al di là dall’unica strada che sino a quel momento avevo percorso per arrivarvi.

Facendo delle svolte inedite, l’altro giorno, e seguendo il desiderio capriccioso e mutevole della scoperta, ho imboccato una piccola via detta “dell’Immacolatella” che, come ho scoperto dopo, andava a sboccare proprio a lato della Chiesa di San Francesco.

Anche qui, in questo stretto passaggio, contrasti: facciate di edifici cadenti, intonaci scrostasti, porte sbarrate e tenute serrate da catenacci e catene, ma di fronte un muro levigato per effetto di un restuaro recente, ecco schiudersi l'immagine di un portoncino aperto, in alto una campana bronzea sospesa ad un’arcata dalla quale occhieggiava il cielo azzurro.

Una porta che si apre in un muro compatto suscita sempre una forte curiosità, proprio perchè rappresenta un "valico" tra mondi diversi

E dunque, appena avvistato quel portone aperto ha suscitato in me una forte attrazione: al di là di esso, si intraveda uno scampolo d'una breve fuga di gradini di pietra, una ringhiera in ferro e una fontana in pietra, in parte accesa dalla piena luce del sole.

Accanto al portone una piccola targa, recava scritto “Oratorio di San Lorenzo. Capolavoro assoluto di Giacomo Serpotta”. Sotto, una targa più piccola in marmo, recava scritto invece “A Donald Gastang. Con grato ricordo”.


Mi sono inerpicato su per i gradini: un delizioso chiostro quadrato s'è aperto al mio sguardo. Una giovane donna seduta indolentemente sui gradini che contornavano la fontana (o pozzo) di pietra completavano il quadro idilliaco delle alte mura biancheggianti che racchiudevano questo piccolo spazio, dilatandolo tuttavia all’infinito e proiettandolo verso l’immensità dell'incombente cielo azzurro. Un delizioso acciottolato a disegni geometrici rimarcati dall’intercalare di mattonelle di coccio rossastre e, in un angolo, una vegetazione rigogliosa, lo ingentilivano.

La donna, sino ad un attimo prima intenta nella lettura, mi ha spiegato che, per visitare l’oratorio, occorreva pagare un biglietto. Non ho esitato ad acquistarlo e mi sono infilato dentro nell'ombrosa quiete dell'oratorio, anche se - per me - la cosa più bella era stato degustare il distillato di pace del piccolo claustrum.

Ho avuto modo di ammirare gli stucchi del Serpotta che qui raggiungono una grande perfezione, anche per quanto riguarda la realizzazione di riquadri che presentano un’elaborazione prospettica delle scene, con figure umane più grandi sul davanti e dalle proporzioni via via più ridotto, man man che si recede verso il punto di convergenza delle linee di fuga..

Lo spazio interno dell’oratorio, a pianta rettangolare, completamente vuoto, con il pavimento di marmo a losanghe scure dà il massimo risalto agli stucchi che adornano le pareti e il soffitto. Piccole finestre rettangolari in alto, in basso, nel lato prospiciente lo pazio absidale due portoni che, adesso, in verità sono diventati delle grandi finestre aggettanti su via dell'Immacolatella, il cui livello si è abbassato di un paio di metri. Uno spazio severo, addolcito dalla profusione del bianco degli stucchi: grandi gruppi scultorei ai lati dell'alloggiamento della tela di Caravaggio, una moltitudine di putti intenti nelle più varie attività e le edicole disposte a fascia sulle due pareti lunghe dell'oratorio con delle scene prospettiche raffiguranti episodi salienti della vita di due Santi.

Questo oratorio rimase, sino ai primi anni del 2000, in uno stato di totale abbandono.

Era custodito, ma era come non lo fosse. Colpevole ed imperdonabile omissione.

L’altare era adornato con una famosa tela di Caravaggio che nel 1969 venne trafugata e di cui scomparve ogni traccia.

E, negli anni successivi, purtroppo, vennero trafugate anche alcune delle decorazioni di Giacomo Serpotta, soprattutto alcune tra le figure a tutto tondo contenute nei riquadri.

Infatti, a piedi di ciascuno dei riquadri (in ciascuno dei quali si nota una vistosa mancanza) sono state collocate delle foto dell’Archivio Alinari che mostrano l’interezza di ciascuna scena prima del furto.

Anche in questo caso, la refurtiva non venne mai ritrovata.

Il furto dell’opera di Caravaggio e degli stucchi non smosse minimamente le autorità competenti, né le indusse ad attuare degli interventi di ripristino dell'edificio e alla sua messa in sicurezza, anche dal punto di vista del miglioramento delle misure di sorveglianza.

Questo fu il vero scandalo, secondo me.

L’edificio venne ancora di più abbandonato e cadde in una sorta di colpevole rimozione. Insomma, per questo edificio dall'elevato interesse artistico, come per tanti altri, si è verificata una serie di colpevoli omissioni tipiche del modo di procedere nostri amministratori che - a seconda dei gusti - potrebbero catalogarsi come effetto dell'ignoranza, della negligenza o della collusione.

Persino la fontana di pietra al centro del cortile venne trafugata, per poi essere fortunosamente ritrovata

Sino a quando non arrivò lo statunitense Donald Gastang (1946-2007), grande ammiratore e studioso del Serpotta che promosse un movimento d’opinione, contribuendo attivamente a fare uscire dal dimenticatoio questo piccolo gioiello dell’arte barocca che, a partire dal 2004, è visitabile e sottoposto a tutta la necessaria manutenzione, oltre che a continui interventi migliorativi.


Due targhe commemorano Donald Gastang , una collocata all’esterno di cui ho già detto.L’altra proprio davanti al portone dal punto in cui si dipartono due rampe di gradini che portano al cortile interno.

Questa è una grande lastra di marmo, dietro la quale vennero collocate le ceneri di Gastang, in omaggio imperituro per ciò che aveva fatto per questo luogo.

Contemplando la seconda lastra di marmo non posso fare a meno di notare che Donald Gastang è nato appena tre anni pima di me e quasi nello stesso giorno: l'8 agosto, nel suo caso.

Una volta esaurita la visita all’Oratorio, sono rimasto a lungo a chiacchierare con Giuseppina, la giovane donna seduta sui gradini della fontana di pietra e addetta al presidio del luogo per conto dell’Associazione Amici Musei Siciliani che ne ha la gestione.

E' davvero uno spazio che, al di là dello specifico valore artistico delle opere d’arte che contiene, possiede un suo fascino ed ispira un sentimento di pace, invitando alla meditazione.

E’ stato solo con rammarico che, alla fine, sono andato via, immergendomi ancora una volta nel mio vagabondaggio metropolitano…

Alcune notizie sull'Oratorio di San Lorenzo

Edificato intorno al 1570 dalla Compagnia di San Francesco per seppellire i morti del quartiere Kalsa su solo nel secolo successivo ad essere impreziosito dei favolosi stucchi del grande Giacomo Serpotta.

La fascia superiore delle sculture è tutta di Giacomo Serpotta che la realizzò tra il 1699 e il 1706.

La plasticità e la tridimensionalità delle opere è quasi da brivido. Vedi nella foto solo un esempio "il martirio di San Lorenzo".

Nell'altare manca il pezzo forte dal punto di vista artistico che se ci fosse ancora farebbe di questo oratorio un must dell'arte barocca a livello mondiale: è "La Natività" una tela del Caravaggio realizzata nel 1609 e trafugata nel 1969, 360 anni dopo!

Caravaggio la dipinse durante il suo soggiorno in Sicilia; era fuggito da Malta, dove si trovava prigioniero nel carcere di Forte Sant'Angelo perchè accusato del ferimento di un Cavaliere di Giustizia a Roma.

Evidenti in alcune statue la tipica firma del Serpotta, una serpe stilizzata mimetizzata tra i personaggi delle scene di inimmaginabile realtà!

Altri esempi dell'arte del Serpotta sono contenuti nell'oratorio di Santa Cita e del Rosario oltre che nella chiesa dove è sepolto (S.Matteo) e in altre decine


Oratorio di San Lorenzo

Via Immacolatella n. 5

Tel: 091 6118168

Orari di visita:

Tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00

Biglietto intero: € 2.50

Biglietto ridotto:€ 1.50

Info: Amici Musei Siciliani

Per un approfondimento sui lavori di Giacomo Serpotta a Palermo

http://www.siciliainformazioni.com/giornale/cultura/scultura/77091/giacomo-serpotta-alito-vita-candido-stucco.htm

2 commenti:

  1. La giovane donna seduta sulla fontana la ringrazia per la poesia delle sue parole.
    Giuseppina.

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  2. la giovane donna è una di quelle persone che con passione e sacrificio custodisce e racconta un luogo che, come tanti nella nostra città, sopravvivono e sono fruibili solo grazie a questo.

    RispondiElimina

 
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