La nostra più profonda e radicata condizione è quella di pellegrini che procedono lungo una strada infinita che pur avendo delle tappe, con soste più meno lunghe, determinate dal caso o dalla necessità, con il suo richiamo obbliga poi a ripartire.
Verso quale meta, non si sa.
Sulla strada, c'è l'inquietudine dell'andare: in ciò che ci si lascia alle spalle e nell'incertezza di ciò che si troverà, andando un po' più avanti ancora, a scoprire cosa c'è dietro l'orizzonte o oltre quel dosso che ci impedisce la visuale.
Ma c'è anche la bellezza della scoperta e dell'imprevisto; e, in alternanza, il confronto con il vuoto e con profonde solitudini.
Ed intanto, mentre andiamo, siamo soltanto ombre, corpi erranti senza sostanza, che non possono appartenere ad alcun luogo.
Sulla strada, c'è l'inquietudine dell'andare: in ciò che ci si lascia alle spalle e nell'incertezza di ciò che si troverà, andando un po' più avanti ancora, a scoprire cosa c'è dietro l'orizzonte o oltre quel dosso che ci impedisce la visuale.
Ma c'è anche la bellezza della scoperta e dell'imprevisto; e, in alternanza, il confronto con il vuoto e con profonde solitudini.
Ed intanto, mentre andiamo, siamo soltanto ombre, corpi erranti senza sostanza, che non possono appartenere ad alcun luogo.
Di giorno, con la luce siamo ombre, ma giunti alla sera ci uniamo ad un'unica ombra che tutto avvolge
RispondiEliminaDa lei ci distacchiamo e sfidiamo il sole