giovedì 12 marzo 2009

Erranze


La nostra più profonda e radicata condizione è quella di pellegrini che procedono lungo una strada infinita che pur avendo delle tappe, con soste più meno lunghe, determinate dal caso o dalla necessità, con il suo richiamo obbliga poi a ripartire.
Verso quale meta, non si sa.
Sulla strada, c'è l'inquietudine dell'andare: in ciò che ci si lascia alle spalle e nell'incertezza di ciò che si troverà, andando un po' più avanti ancora, a scop
rire cosa c'è dietro l'orizzonte o oltre quel dosso che ci impedisce la visuale.
Ma c'è anche la bellezza della scoperta e dell'imprevisto; e, in alternanza, il confronto con il vuoto e con profonde solitudini.
Ed intanto, mentre andiamo, siamo soltanto ombre, corpi erranti senza sostanza, che non possono appartenere ad alcun luogo.




1 commento:

  1. Di giorno, con la luce siamo ombre, ma giunti alla sera ci uniamo ad un'unica ombra che tutto avvolge
    Da lei ci distacchiamo e sfidiamo il sole

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