giovedì 12 agosto 2010

Ne "Il segreto dei suoi occhi", il thriller giudiziario si interseca con una riflessione sull'amore e sulla forza dei sentimenti


Il segreto dei suoi occhi (Juan José Campanella, 2009), di ambientazione argentina, è un thriller giudiziario che, nello stesso tempo, riesce a parlare di altro, presentando in maniera fluida e ben articolata con la vicenda lo sfondo politico dell’Argentina tra gli anni ’70 e ’80 con la svolta autoritaria del Peronismo e i conseguenti abusi polizieschi, assieme al fallimento dell’idealismo di chi lavora per la Giustizia, perché i criminali condannati vengono poi reclutati come manovalanza del regime, e poi, come filo conduttore unico, presenta il tema dell’amore e il modo di rapportarsi con esso.
Benjamín Esposito è un assistente del Pubblico Ministero in pensione.
Dopo una vita passata a rincorrere assassini e delinquenti, decide di utilizzare il tempo libero che ha ora in abbondanza per dedicarsi completamente alla stesura di un romanzo, utilizzando un caso che lo aveva molto colpito più di 25 anni prima.
Si tratta del caso Morales degli anni Settanta, archiviato dalla polizia negli scaffali polverosi dello Stato, giunto ad una sua conclusione con l’identificazione e la condanna del colpevole, ma per Esposito rimasto sospeso in un tessuto di pensieri senza possibilità di scioglimento.
La scelta di quel caso dipende dal fatto che, per lui, sia inestricabilmente collegato con le sue vicissitudini personali e con svolte esistenziali mancate.
Il caso Morale: una giovane sposa era stata stuprata e uccisa brutalmente.
La sua morte lascia il marito, Ricardo Morales, profondamente innamorato, nello sconforto e nella disperazione a macerarsi in un desiderio di vendetta, anche se in apparenza è tranquillo e pacato (ma dietro s'intravede una fredda determinazione).
Dopo una falsa partenza, le indagini vengono riprese e portano all’identificazione e alla cattura di un colpevole che, pur condannato, rimane impunito, perché viene reclutato come solerte esecutore di crimini per il regime.
Esposito, nella sua rivisitazione del passato, lascia riemergere anche l’amore per Irene Hastings, segretaria del Pubblico Ministero, un sentimento coltivato tenacemente, mai dichiarato e, a volte, esplicitamente negato e, soprattutto, mai vissuto.
La scrittura del romanzo è per Esposito l’occasione per rivivere nostalgicamente il passato, per gettare dei ponti con il presente (ritorna a trovare Irene per farle leggere il romanzo e per chiederle un parere) e per interrogarsi sui motivi per cui alcune cose siano rimaste confinate nell’ambito del non detto e mai vissute.
L’elemento catalizzante è la riflessione che si attiva in lui sull’amore totale che Ricardo Morales provava per la giovane moglie uccisa barbaramente e sulla percezione che, dopo aver visto quel sentimento brillare ancora nei suoi occhi, nessun’altra forma di amore avrebbe mai potuto essere tanto profonda ed intensa.
In qualche misura la forza di quell’amore che attraversa intatto quasi tre decenni lo sorprende e lo inibisce, annichilendo la sua stessa capacità di amare (poiché sente che non potrebbe mai essere all’altezza di quel modo di amare sino alle conseguenze più estreme).
Ed è questa percezione che lo fa desistere dallo svelare perfino a se stesso il sentimento che prova per Irene, salvo quando, nel momento degli addii è troppo tardi per fare un passo indietro.
La scrittura del romanzo fornisce ad Esposito l’occasione di tornare ad indagare sul passato, di mettersi di nuovo sulle tracce dei protagonisti del caso Morales per capire quali percorsi di vita abbiano compiuto, ma anche per comprendere meglio se stesso e per ricollocarsi nel presente e capire se deve rimanere ancorato sterilmente ad un passato che può produrre solo nostalgia e dolore, com'è accaduto a Morales, oppure se è ancora in suo potere fare qualcosa per modificare un’architettura degli eventi irrigidita, introducendo nel presente dei cambiamenti e degli elementi di plasticità, tali da riconsentire una ri-partenza, un “resettaggio” dei sentimenti, per così dire.
Scrivere un romanzo sulle proprie vicende passate (quelle che, emozionalmente, ci hanno coinvolto con più forza) è certo una faccenda rischiosa, poiché si mette subito in gioco uno sguardo penetrante su se stessi e impietoso sul mondo dei sentimenti, sulle scelte compiute e su tutto ciò che non è stato detto.
Esposito è alla ricerca di indizi rivelatori: è per questo che, come metodo di scrittura, ha preso ad utilizzare gli stimoli che provengono dall’inconscio, sia in forma di rievocazione allucinatoria del passato, sia in quella di immagini e associazioni proveniente dall’attività onirica.
Risvegliandosi turbato da qualche immagine onirica particolarmente vivida, Esposito trascrive rapide parole su di blocnotes posato sul comodino accanto a lui. E chiave di volta del film e della delicata vicenda di sentimenti è, appunto, proprio quel “Temo” che egli si trova a trascrivere al suo risveglio.
In ogni parola ne possono essere contenute molte altre, ma negazione e rimozione fanno la loro parte e, quindi, ciò che appare (il frutto di un mascheramento), non è ciò che è. E inoltre ciò che è voluto e fortemente desiderato, è anche ciò che fa paura e da cui ci si adopera per fuggire lontano. Occorre molto lavoro di chiarificazione con se stessi per giungere alla verità e per fare ripartire una vita che è rimasta per così dire come cristallizzata e bloccata.
Un film straordinario. Indubbiamente meritato l'Oscar come migliore film straniero.
Da vedere.

Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Eduardo A. Sacheri (Rizzoli, 2010). Questa la sintesi, contenuta nel risguardo di copertina.
Fine anni Sessanta. Benjamin Chaparro, giovane funzionario incastrato nella cancelleria di un tribunale di Buenos Aires, assiste alle indagini frettolose, approssimative e tutt'altro che limpide sull'uccisione di una giovane donna. Venticinque anni dopo, ormai pensionato, Benjamin ripercorre la storia delle ricerche e della privata caccia all'assassino che, dopo la chiusura ufficiale del caso, lo hanno visto protagonista insieme a Ricardo Morales, marito della vittima. Questo doloroso scavo nel passato gli consente di rivivere l'amore mai dichiarato per Irene - giudice nello stesso tribunale in cui lavorava all'epoca dei fatti - ma lo costringe anche a fare i conti con i tormentosi sensi di colpa legati alla morte di un amico, e soprattutto lo porta a ricomporre gradualmente il puzzle dell'omicidio insoluto. Un noir di grande atmosfera, un percorso nella memoria individuale e in quella collettiva di un'Argentina sprofondata nella violenza politica.

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