martedì 18 agosto 2009

Strade vuote, solitudini metropolitane, il mondo in un fazzoletto


Strade vuote, di passanti e automobili.
Una città deserta: anticipazione dell'apocalisse, scenario più banalmente l'effetto dell'esodo ferragostano.
Negozi desolatamente vuoti, spenti, vetrine smobilitate.
Cinema senza locandine dei prossimi spettacoli, sbarrati, con cartelli bianchi che annunciano "Chiuso per ferie".

Solo qualche passante solitario, indolente.
Qualcuno con il cane a passeggio con due palmi di lingua fuori, penzolante.

Eppure queste strade vuote hanno un loro fascino segreto e un aspetto mutevole nelle diverse ore del giorno: nella calura meridiana, quando l'asfalto rammollito dai raggi del sole ardenti bolle sotto i piedi e quando le ombre della sera si allungano e comincia a fare un po' di fresco.
Vagando in questa atmosfera inconsueta, scopro cose nuove e mai viste: un Sushi bar a poca distanza da casa mia, animato da presenze esotiche, volti orientali, turisti stranieri che vengono sin qui appositamente mossi da qualche pubblicità captata nella rete; una libreria per del tutto nuova, dal nome suggestivo ("Incipit") dagli arredi sobri e niente libri esposti in vetrina in una strada secondaria che si sta popolando di negozi interessanti, come un emporio indiano conmerci esotiche affastellate in strana mescolanza conprodotti occidentali, o un punto espositivo-vendita della Bang & Olufsen che adesso si è specializzato anche in prodotti della Apple, una nuova pizzeria - stessa gestione dei "Comparucci" ubicata in una delle vie del centro.
Ovviamente, tutti con il solito cartello "Chiuso per ferie" in bella vista.

E, naturalmente, all'angolo di quella via, Ninetta la barbona: lei è stanziale, non va mai in ferie, indifferente a pioggia, gelo, vento e arsura... e ci ricorda che, per alcuni, il mondo si può restringere ad una circoferenza ideale e materiale di poche decine di metri e che, all'interno di quel cerchio, si può trovare tutto ciò che occorre, a condizione di essere frugali e di aver rinunciato ad ogni desiderio.
Da noi, nelle città, il Ferragosto e i giorni adiacenti, sono sinonimo di desolazione metropolitana.
Ma sono i momenti in cui si può cantare a squarciagola "Tutta mia è la città...", legittimamente.
Chi rimane, è il padrone assoluto della metropoli...
Sono sempre sorpreso da quante cose io possa trovare dentro un breve raggio da casa mia...
L'universo in un quartiere: in fondo, per conoscere il mondo non è necessario allontanarsi più di tanto dal luogo in cui si vive (o perfino dalla propria stanza).
Tutto è isomorfico.
In ogni frammento della realtà che ci circonda è contenuto il mondo più vasto, in un gioco di segrete simmetrie e di corrispondenze.


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1 commento:

  1. Quanto dici nel considerare "aspetto isomorfico" di quanto ci circonda, "il gioco di segrete simmetrie e corrispondenze" (ho voluto ritrascrivere le tue parole che mi danno il piacere della sintesi perfetta) mi porta a riproporre quanto ho più volte immaginato riguardo alla reale conoscibilità del nostro spazio sociale e relazionale. Ovvero, parlando con gente che viveva in diversi contesti ho spesso ricevuto l'impressione che sia possibile conoscere il proprio ambito vitale e territoriale secondo un "coefficiente fisso di conoscibilità terriroriale" che prescinda dalla reale estensione del territorio stesso. Possiamo derivarne che i luoghi della nostra esistenza presentino una percentuale di inconoscibilità pressocchè costante, sia che si tratti di un paesino di provincia, sia che si tratti di una megalopoli, sia che si tratti di una stanza. Non pretendo di esportare una tale fantasticheria

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