giovedì 9 luglio 2009

Cosa sono le nuvole per noi? Vanno, vengono, ritornano...

I libri più belli da leggere sono quelli che ci "capitano" in modo imprevisto e che, come ho detto più volte, in una certa misura, "vengono a noi" senza che siano stati cercati esplicitamente.
Sono libri nei quali ci si trova ad inciampare e che, incuriositi, raccogliamo ed esaminiamo per dire - improvvisamente illuminati da un senso di appagamento - "E' questo quello che stavo cercando"
e poi sentirci, a lettura ultimata, totalmente appagati.
Tempo addietro, avevo pensato di scrivere un articolo sulle nuvole e su quello che per noi significano, stimolato da un altro libro - questa volta un saggio - di cui parlerò in un altro momento.
L'articolo cominciai a scriverlo, in effetti, ma poi è rimasto appena abbozzato, sepolto da qualche parte nei meandri della directory del mio PC.
Ed ecco che, meno di un mese fa, mi sono imbattutto nel volume - ancora fresco di stampa - della francese Stéphane Audeguy, La teoria delle nuvole (Fazi, 2009).
Ci sono due modi per descrivere le nuvole: uno è quello scientifico (con un linguaggio descrittivo tipico dell'osservazione naturalistica), l'altro è quello immaginifico e contemplativo.
Ma la cosa curiosa è che, anche per descriverle con il linguaggio distaccato dello scienzato, bisogna prima volgere lo sguardo proprio al cielo e osservare questi strani oggetti flottanti e cangianti che lo popolano con un'attenzione che non è disgiunta dalla passione monomaniacale.
Sicchè anche i primi osservatori delle natura, per forza di cose, non potevano che essere dei visionari e, intimamente, dei poeti.

Il romanzo della Audeguy, in un colpo solo, unisce nella sua trama narrativa le vicissitudini dell'osservazione scientifica (e non dimentichiamo che fu proprio l'osservazione delle nuvole a porre le basi della moderna metereologia, a partire dal commento descrittivo del quacchero inglese Luke Howard) e del loro potere immaginifico.
Questa la trama.

Akira Rumo, un anziano stilista giapponese, vive a Parigi in una casa piena di libri. Le sue origini sono misteriose: non si sa da dove venga, non si sa che età abbia. Un giorno come tanti Akira decide di assumere una giovane bibliotecaria, Virginie Latour, per catalogare la sua immensa collezione di opere dedicate al più mutevole dei soggetti: le nuvole. A lei, che lentamente saprà conquistarne la fiducia, confida il segreto di una genealogia della scienza e della poesia meteorologica, in parte reale in parte immaginaria, cui hanno partecipato uomini che la Storia ha spesso ignorato. Luke Howard, lettore appassionato delle geografie del cielo, che all'inizio del XlX secolo ha per primo classificato e dato un nome alle nubi; il pittore inglese Carmichael, che per sottrazioni successive giunse a dipingere solo nuvole e ad eliminare tutto il resto; lo scienziato Richard Abercrombie, soggiogato da una tale passione enciclopedica da fare il giro del mondo per scoprire come mutano i cicli del pianeta e, per una bizzarra concordanza, le varie forme del sesso femminile.

Una parte della storia è pura immaginazione o - meglio - alcuni dei personaggi che la popolano subiscono un'estrapolazione fantastica come sono appunto le vicissitudini di Richard Abercrombie e del suo "famoso" protocollo che conduce alla verità ultima (molto moderna e attuale) che le nubi e tanti altri oggetti complessi contengono analogie e similitudini profonde per cui, nell'irregolarità di cui danno prova, posseggono molteplici dettagli ricorrenti (analogie ed isomorfismi) che, oggi, grazie alla teoria dei frattali possono essere descritti con equazioni matematiche unificanti.
Al termine del suo percorso il romanzo sui generis della Audeguy, infatti, approda (senza menzionarle esplicitamente) al fascino delle moderne teorie del caos e della complessità e alla correlata teoria dei frattali che - come dicevo - ha fornito un modello matematico per descrivere oggetti complessi ed apparentemente irregolari (come ad esempio, una linea costiera, le circonvoluzioni dell'orecchio umano, le cangianti forme delle nuvole, la geometria microscopica dei fiocchi di neve).
Il tutto è intersecato con il senso di meraviglia derivante dalla lussureggiante tessitura di storie e sottostorie che, tutte, inevitabilmente portano a celebrare il senso di stupore di fronte al mistero ineffabile del mondo e al fondamentale fallimento della scienza non supportata da un atteggiamento di umiltà e di fondamentale meraviglia.
Questo libro (attraverso la visione di Richard Abercrombie) ci dice che l'approccio oggettivante e scientista non è nulla, se gli strumenti di misurazione e l'occhio dell'osservatore non sono tarati anche su di una mistica dell'osservazione dei fenomeni naturali.
E ci dice anche, come monito, che ogni tanto dobbiamo volgere lo sguardo al cielo e guardare le nuvole per lasciarci inondare dalla sorpresa per le loro forme bizzarre, per le loro continue metamorfosi, fusioni, defusioni, danze ed inseguimenti.

Per quanto possano dire gli scienzati, per noi comuni mortali, le nuvole rimangono quelle che ci ha lasciato Fabrizio De Andrè, uno tra i tanti che si sono occupati di esse in maniera poetica.
Vanno
vengono
ogni tanto si fermano
e quando si fermano
sono nere come il corvo
sembra che ti guardano con malocchio

Certe volte sono bianche
e corrono
e prendono la forma dell’airone
o della pecora
o di qualche altra bestia
ma questo lo vedono meglio i bambini
che giocano a corrergli dietro per tanti metri

Certe volte ti avvisano con rumore
prima di arrivare
e la terra si trema
e gli animali si stanno zitti
certe volte ti avvisano con rumore

Vanno
vengono
ritornano
e magari si fermano tanti giorni
che non vedi più il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere più
il posto dove stai

Vanno
vengono
per una vera
mille sono finte
e si mettono li tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia.

(Fabrizio De André, Le Nuvole)


2 commenti:

  1. lo sto leggendo...e documentandomi su Carmichael, sono finita qui! Un saluto da una "Coludspotter" inverosimilmente con le testa tra le nuvole ;-)

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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