lunedì 22 febbraio 2010

The wolfman: una bella rivisitazione del fim del 1941 con un pizzico eccedente di effetti splatter


Il licantropo (dal greco λύκος (lýkos), "lupo" e ἄνθρωπος (ànthropos), "uomo"), detto anche uomo-lupo o lupo mannaro, è una delle creature mostruose della mitologia e del folclore poi divenute tipiche della letteratura horror e successivamente del cinema horror.
Secondo la leggenda, il licantropo è un uomo condannato da una maledizione a trasformarsi in una bestia feroce ad ogni plenilunio: la forma di cui si racconta più spesso è quella del lupo, ma in determinate culture prevalgono l'orso o il gatto selvatico.
Nella narrativa e nella cinematografia horror sono stati aggiunti altri elementi che invece mancavano nella tradizione popolare, quali il fatto che lo si può uccidere solo con un'arma d'argento, oppure che il licantropo trasmetta la propria condizione ad un altro essere umano dopo averlo morso. Altre volte, invece, per "licantropo" non si intende il lupo mannaro: quest'ultimo infatti, si trasformerebbe contro la propria volontà, mentre il licantropo si potrebbe trasformare ogni volta che lo desidera e senza perdere la ragione (la componente umana).
Le leggende sul licantropo, presenti in ogni tempo, hanno alimentato - peraltro - la specifica fantasia di potersi trasformarsi in lupo sanguinario (e la relativa fobia): vi è - tra le patologie psichiatriche transculturali, presente anche in alcune enclave dialettofone del nostro territorio nazionale, il cosidetto "mal di luna" che, tra l'altro, è stato oggetto di una specifica novella di Pirandello, sempre interessato ai temi della follia.

Vi era molta attesa per The wolfman (Wolfman) del regista Joe Johnston, non ultimo per il cast di attori coinvolti.
Sono andato a vederlo con quualche resisistenza, poco dopo la sua uscita nelle sale cinematografiche...
Non mi piacciono troppo gli effetti splatter e, qui, erano annunciati a chiare lettere e a profusione.
Ma ci sono andato comunque: si trattava del remake di un film che, nel suo genere, era stato celebre e aveva lasciato una traccia.
Quanto ad atmosfere, comunque ne è valsa la pena.
Una perfetta ambientazione gotica, che rende omaggio in maniera integrale (e quasi letterale quanto a citazioni) alla pellicola hollywoddiana degli anni Quaranta del XX secolo (L'uomo lupo - The Wolf Man - di George Waggner del 1941, con Lon Chaney jr, nella parte di Lord Talbot)
Tra i protagonisti, un Benicio Del Toro che, in un'insolita parte, impersona appunto John Talbot, tormentato da un fato avverso che può soltanto subire, senza poterlo in alcun modo contrastare, e un sulfureo Anthony Hopkins in un ruolo che ricalca (ma è da copione) il cliché di Lecter.
Ci sono proprio tutti i topoi del genere, compresi gli zingari, le pallottole d'argento e, a far da principessa, la luna piena che favorisce la trasformazione degli uomini in licantropi.
Ciò che colpisce nelle tematiche horror che hanno come oggetto i revenant è soprattutto ciò che sta al di là degli aspetti più cruenti e sanguinari: e cioè, il fatto che questi esseri dotati di poteri sovrumani si muovuono - sequendo il loro istinto, ovviamente - animati soprattutto dalla brama di potere, di sopraffazione e dalla furia del cacciatore che, a tutti i costi, vuole sopraffare la sua preda e che trae piacere da questo.
In questo senso, i revenant sanguinari rappresentano il prototipo del serial killer, con diverse gradazioni di "eleganza" e di "stile" derivanti dalla loro specifica natura.
E' chiaro che il vampiro - il succhia-sangue - può consentirsi di essere più raffinato, più dandy e più gentiluomo, considerando anche le implicazioni profondamente erotiche del famoso "bacio sul collo", mentre il licantropo, possiede maggiormente la natura della bestia, poichè quando si trasforma la sua trasformazione è totale ed obbligata, mentre Dracula il Vampiro si trasforma in altro solo se lo vuole...
In ogni caso, la metà umana di questi esseri difficilmente resiste al fascino perverso del male che consiste soprattutto nell'esercio del proprio potere, sugli uomini che sono al confronto inermi e fragili.
E, quindi, tutti gli accorgimenti presi, eleggere qualcuno a proprio guardiano e carceriere quando dovrà manifestarsi ciclicamente il "mal di luna", falliscono miseramente di fronte alle lusinghe del Male e alla potenza belluina della Bestia.
Molteplici nel film gli effetti splatter di frattaglie che fuoriescono, arti e teste mozzate, corpi sbranati, ventri squarciati: su questi aspetti il regista avrebbe potuto compiere delle scelte più severe.
Ma tant'è: la ricaduta nel manierismo dei generi è inevitabile, mentre la severità gotica delle ambientazioni esterne e degli interni brumosi, come anche una quasi costante penombra che attenuava sensibilimente gli effetti cromatici sarebbero stati sufficienti a creare la giusta atmosfera.
Peraltro, gli effetti splatter sono tanti e molteplici che, una volta svanito l'ffetto sorpresa, vengono accettati come un dato di fatto e sottoposti ad un processo di visualizzazione periferica da parte dell'occhio: ci si limita a vedere qualcosa e si passa oltre, seguendo l'intreccio e l'azione.
Quello che sorprende è il fatto che in sala fossero presenti numerosi genitori che accompagnavano dei ragazzetti sicuramente al di sotto dei dieci anni di età, qualcuno sicuramente non più grande di 6 anni (quando, nella scheda del film, è chiaramente indicato che si tratta di pellicola indicata per i i regazzi al di sopra dei 16 anni).
Nella fila di poltrone subito dietro di me, c' erano seduti alcuni ragazzini, in compagnia di adulti - forse i genitori - , ed io, nella concomitanza con le scene più cruente, sentivo una grande agitazione, movimenti a scatti, concitazione, sussurri ed immaginavo che i ragazzetti cercassero in qualche modo di difendersi dalle immagini più disturbanti... I bambini, si sa, hanno meno difese degli adulti, perchè anche quando le immagini più violente sono frutto d'una finzione, essi tendono a considerarle la registrazione puntuale d'un evento reale e perchè, in secondo luogo, si favorisce in essi l'attivazione di meccanismi di dissociazione, al pari di quelli che possono verificarsi quando i minori vengono sottoposti a violenze e ad abusi.
All'ingresso dello spettacolo successivo, c'era anche una giovane donna incinta e i suoi accompagnatori chiedevano ansiosamente agli spettatori in uscita se il film non potesse turbare all'eccesso le emozioni della donna gestante, già in stato avanzato...
Pochi gli effetti speciali in digitale, mentre la maggior parte delle trasformazioni sono state realizzate mediante dal sapiente trucco di Rick Baker, che - da consumato mago nella sua arte - si era già occupato di realizzare le trasformazioni in licantropo del personaggio protagonista in "Un lupo mannaro americano a Londra".

Clicca qui per vedere il trailer.

Scheda film

Regia: Joe Johnston.
Interpeti principali: Benicio Del Toro, Anthony Hopkins, Emily Blunt, Hugo Weaving, Art Malik, Kiran Shah, Elizabeth Croft, David Sterne, Sam Hazeldine, Olga Fedori, Branko Tomovic, Michael Cronin, Nicholas Day, Bridgette Millar, Richard James, Anthony Debaeck, Emily Parr, Cristina Contes, David Schofield, Roger Frost, Andy Gathergood, Asa Butterfield, Simon Merrells, Dianne Pilkington, Shaun Smith, Mario Marin-Borquez, Gemma Whelan, Geraldine Chaplin
Titolo originale: The Wolfman.
Genere: Horror
Consigliato a spettatori che abbiano più di 16 anni.(+16)
Durata: 102 min.
Origine:USA, Gran Bretagna 2010.
Prodotto da Universal Pictures
In uscita da venerdì 19 febbraio 2010.

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