mercoledì 10 febbraio 2010

Berlusconeide: negli endecasillabi di Carlo Laganà , un'enciclopedia ragionata sul Berlusconismo in chiave eroicomica


Mi sono ritrovato a sfogliare e a leggere con immenso piacere Berlusconeide,. Poema cavalieresco (Carlo Cornaglia, con Elio Laganà e con Vauro per le illustrazioni, Aliberti Editore, 2009.
Se volete divertirvi, prendetelo e sfogliatelo.
Veramente spassoso...
Da leggere a voce alta con gli amici, come passatempo "sociale" che, indubbiamente, potrebbe risultare molto meglio e ben più accattivante di un'insulsa serata davanti alla tivvù...

L'incipit (Canto I, 1)
Nel millenovecentotrentasei,
nel mese di settembre, il ventinove,

per la benevolenza degli dei
il mondo, tutto intero, si commuove


Grazie all'amore fatto col marito

dopo un breve travaglio, mamma Rosa

il primo figlioletto ha partorito,

prodigio per il quale andrà orgogliosa.


Quel giorno nasce Silvio Berlusconi,

uscito dalla pancia della mamma
con tre televisioni, sei mattoni

e due canzoni già sul pentagramma


Il frugolo è da subito speciale:

mentre la gente nasce in nove mesi,

questo predestinato eccezionale
per nascere metà solo ne ha spesi.

Per chi sarà poi l'Unto del Signore

con compiti di somma qualità,
dentro la mamma fare il corridore

e uscirne fuori a gran velocità


è certamente un segno del destino.


(....)
"Berlusconeide" è un poema comico, tragico, "cavalieresco" che, in forma di satira amara e spesso indignata, racconta la vita e le gesta del più grande eroe di tutti i tempi: Silvio Berlusconi.
La narrazione epica parte dalla nascita nella sua Milano nel 1936 e arriva fino ai giorni nostri, per concludersi in un futuribile e apocalittico 2013, anno della tanto agognata scalata alla Presidenza della Repubblica.

Conquistata attraverso il superamento di numerose e terribili prove e la sconfitta di temibili nemici, l'ascesa al Quirinale viene raccontata come una visione onirica del protagonista, una sorta di viaggio dantesco in un mondo immaginifico, ma non impossibile.

Il "poema" è costituito da ventitré "canti" nei quali si raccontano, in distici molto elegiaci, tutte le memorabili imprese del Cavaliere, a partire dalla sua nascita "meravigliosa" e dall'avere evidenziato sin da subito doti di grande portento, gli avvenimenti che l'hanno coinvolto, le trasgressioni, le offese alle leggi, al buon gusto e al vivere civile, le armi con cui colpire e gli strumenti di difesa dietro cui nascondersi.

Non si possono poi trascurare i consigli di ars amatoria elargiti in tanti decenni di glorioso cursus honorum.
Partendo dalle vicende di ogni anno, vengono anticipati, con una serie di rimandi al futuro, gli avvenimenti che accadranno negli anni successivi, in una sorta di flashforward che rende il racconto di viva attualità in ogni canto-capitolo.
Cosa che non guasta, alla fine del poema, è stato collocato un indice analitico dei personaggi, in modo tale che ogni lettore possa andare alla ricerca dei suoi preferiti e facilmente trovarli...

Il poema è preceduto da una bella prefazione di Filippo Ceccarelli che contestualizza il lavoro di Carlo Cornaglia, collocandolo nel filone dei poemi eroicomici, che prese piede nella Letteratura italiana a partire dall'inizio del XVII secolo, dopo il tramonto definitivo dei poemi epici e cavallereschi di cui "La Gerusalemme liberata" fu l'ultimo rappresentante significativo e di ampio respiro: la Berlusconeide è dunque poema eroicomico, burlesco e satirico, assieme.
I versi, suddivisinei 23 canti di cui si è detto, preceduti da un Proemio e conclusi da un Epilogo, come si conviene ad un poema rispettoso dei canoni, danno una copertura minuziosa ed enciclopedica delle imprese del Cavaliere Berlusconi, compresa la sua "vision" che è quella di vedere coronata la sua scalata alla Presidenza della Repubblica.
Elio Laganà, che Carlo Cornaglia ha incontrato nelle sue peregrinazioni in rete, ha strettamente collaborato nel migliorare la qualità degli endecasillabi, suggerendo di volta addolcimenti e limature sia dei contenuti sia dei versi, ma è anche autore di alcune note in rima che integrano il testo poetico.

Afferma Ceccarelli:
"La rivincita della parola. In rima, per giunta. Anzi di più: la nemesi dell'endecasillabo, il verso più nobile, Dante, Ariosto, Leopardi. La vendetta della poesia contro la civiltà dell'immagine, sonante trionfo sulle smargiassate retoriche e sul servilismo encomiastico che di norma accompagnano il Potere".
Il testo è ulteriormente arricchito dalle graffianti vignette di Vauro.

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