lunedì 8 febbraio 2010

Nel film di Verdone un missionario con crisi vocazionale alle prese con le follie della sua famiglia squinternata


Lascia un po' perplessi l'ultimo film di Carlo Verdone, Io, loro e Lara. Un po' lento nella prima metá, si vivacizza nel finale con una serie di spunti da commedia degli errori. Divertente ed originale l'idea di Verdone missionario in Africa con crisi vocazionale, anche se poi i soliti stilemi "alla Verdone" finiscono con il rendere il personaggio poco credibile e autentico.
Peraltro, la crisi vocazionale è solo il pretesto narrativo che fa sì che padre Carlo riallacci i rapporti con la sua famiglia dopo anni di assenza e di confrontarsi con situazioni del tutto "folli" che gli fanno desiderare di essere di nuovo in Africa tra le sue pecorelle.
Alcuni - molti - dei personaggi sono impigliati negli stilemi iperbolici della macchietta tragicomica (il padre ex-generale preda di un ringionavimento sensuale, il fratello cocainomane, la nipote e l'amica del cuore seguaci di mode insulse, i condomini benpensanti, i magnaccia) e si ride per le loro boutade, mentre i veri problemi rimangono appena accennati e sono ridotti a puro pretesto.
Il film é decisamente buonista nelle sue conclusioni, mentre la colonna sonora offre almeno due brani di sicuro effetto, perché - da soli - infondono pathos alla narrazione.
Tutto sommato, se se ne accettano i limiti, si tratta di un buon intrattenimento con un Verdone, ancora una volta valido interprete di se stesso, ma di cui - in filigrana - si intravede la stanchezza.

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