E’ in uscita, per i tipi della Gargoyle books il romanzo horror di George R. R. Martin, Il Battello del delirio (titolo originale: Fevre Dream, 1982), a suo tempo pubblicato in Italia da Fanucci (1994) e ormai da tempo introvabile in quell'edizione.
George Martin è stato un autore relativamente poco prolifico che si è incentrato soprattutto nella scrittura di una saga fantasy, Cronache del ghiaccio e del fuoco (“A song of Ice and Fire”), i cui primi quattro romanzi (diventati poi nove nell'edizione italiana) si sono imposti nel panorama letterario mondiale come best-seller.
Proprio il successo e la fama scaturenti dall’apprezzamento per questa saga hanno assicurato a Martin una posizione di rilievo e lo hanno consacrato come uno degli autori più apprezzati nell'ambito della letteratura fantastica.
Nella sua produzione essenzialmente di matrice fantasy, Il Battello del delirio si presenta in verità come un’anomalia, sia perché raprresenta un’incursione nella letteratura horror-vampiresca, sia per la sua contestualizzazione spazio-temporale decisamente insolita rispetto al genere: si svolge infatti sul Missisippi, attorno alla seconda metà del XIX secolo.
Si potrebbe quasi dire che, pur nel rispetto di alcuni stilemi del genere, il romanzo di Martin contenga un omaggio a Mark Twain, che - nei suoi scritti maggiori (basti pensare a Tom Sawyer e ad Huckleberry Finn) - ha dato ampio spazio al “grande fiume”, cioè al Missisippi), ma anche a Philip José Farmer, un autore che - pur considerato di science fiction - ha impresso un segno profondo nel fantasy con i romanzi che fanno capo alla saga del Mondo del fiume. Il battello del delirio risulta, peraltro sorprendentemente moderno se si pensa alla più recente saga di Pantera, frutto della fantasia di Valerio Evangelisti, anche lui un grande e prolifico contamininatore di generi.
Il vampiro sui generis di Martin non è un non-morto incarnazione del male assoluto, ma semplicemente l’appartenente ad una razza che s’è evoluta parallelamente a quella degli esseri umani: secondo Martin vampiri si nasce, non si diventa.
Del resto, tuttavia, anche nelle storie tradizionali sui vampiri in cui "nuovi" vampiri vengono continuamente reclutati attraverso la contaminazione del morso attraverso cui il vampiro si nutre, esiste da qualche parte un "ur-vampiro", un vampiro capostipite, de,l quale nulla mai viene detto ma di cui si può intuire l'esistenza: e alcuni degli scirttori che si sono cimentati nel genere hanno tentato di tracciare, in taluni casi, il mistero delle origini del primo vampiro.
Per esempio, una "razza" di vampiri, esistente da sempre e di cui alcuni romanzieri - come Bram Stoker - non hanno fatto altro che rivelare la presenza nel mondo, senza nulla inventare, viene ventilata nel romanzo epistolare (in questo pienamente in linea con il canone) di Raymond Rudorff, Gli archivi di Dracula, in uscita nelle librerie per i tipi della Gargoyle Books il prossimo 11 febbraio.
In Martin, viene quindi a mancare tutta la componente "mitica" delle classiche storie di vampiri: niente croci o acqua santa, né tanto meno aglio a profusione per contrastare le creature notturne, o paletti di frassino o pallottole d'argento. Nel caso di questi vampiri "fluviali", solo la luce del sole ha effetto letale (oppure una salutare frantumazione della scatola cranica).
Tuttavia, non si sente affatto la mancanza di questi aspetti “folkloristici” della figura del vampiro, compensati ampiamente da una trama che giustifica in modo credibile e convincente l’esistenza di queste creature.
Peraltro, riveste delle caratterische interessanti la figura di Joshua York, insolito vampiro che cerca la convivenza pacifica con gli esseri umani, e la sua travagliata quanto profonda amicizia con Abner.
Con questo romanzo, scritto in una prosa ampia e scorrevole, così come è vasto il fiume in cui si sviluppa la perigliosa navigazione del Fevre Dream, Martin ci dimostra (come se ce ne fosse bisogno) di sapersi muovere egregiamente anche al di fuori dal contesto della fantasy più classica, mostrando anche di possedere una conoscenza sorprendente del background della sua storia.
Infatti, lo vediamo descrivere con grande precisione e credibilità la vita a bordo di una nave fluviale a vapore del 19° secolo.
I grandi autori si riconoscono anche da questo.
George Martin è stato un autore relativamente poco prolifico che si è incentrato soprattutto nella scrittura di una saga fantasy, Cronache del ghiaccio e del fuoco (“A song of Ice and Fire”), i cui primi quattro romanzi (diventati poi nove nell'edizione italiana) si sono imposti nel panorama letterario mondiale come best-seller.
Proprio il successo e la fama scaturenti dall’apprezzamento per questa saga hanno assicurato a Martin una posizione di rilievo e lo hanno consacrato come uno degli autori più apprezzati nell'ambito della letteratura fantastica.
Nella sua produzione essenzialmente di matrice fantasy, Il Battello del delirio si presenta in verità come un’anomalia, sia perché raprresenta un’incursione nella letteratura horror-vampiresca, sia per la sua contestualizzazione spazio-temporale decisamente insolita rispetto al genere: si svolge infatti sul Missisippi, attorno alla seconda metà del XIX secolo.
Si potrebbe quasi dire che, pur nel rispetto di alcuni stilemi del genere, il romanzo di Martin contenga un omaggio a Mark Twain, che - nei suoi scritti maggiori (basti pensare a Tom Sawyer e ad Huckleberry Finn) - ha dato ampio spazio al “grande fiume”, cioè al Missisippi), ma anche a Philip José Farmer, un autore che - pur considerato di science fiction - ha impresso un segno profondo nel fantasy con i romanzi che fanno capo alla saga del Mondo del fiume. Il battello del delirio risulta, peraltro sorprendentemente moderno se si pensa alla più recente saga di Pantera, frutto della fantasia di Valerio Evangelisti, anche lui un grande e prolifico contamininatore di generi.
La trama in breveMartin ci propone un romanzo dalle tinte horror, raccontandoci una storia di vampiri piuttosto insolita, che si discosta completamente dai canoni "classici" del genere.
Siamo nella seconda metà del 19° secolo, il fiume Mississippi è solcato dagli “steamer”, le celebri navi a vapore caratteristiche dell’epoca (quelle che si muovono grazie a enormi ruote simili a quelle di un mulino ad acqua).
Abner Marsh è il proprietario di una compagnia navale, ma la sorte gli è decisamente avversa, poiché in seguito a numerosi incidenti si ritrova ad avere a disposizione un solo steamer, piuttosto malandato, di cui riveste anche il ruolo di capitano.
La fortuna sembra finalmente girare dalla sua parte quando fa la conoscenza con il misterioso Joshua York, ricco gentiluomo straniero che gli propone di entrare in affari con lui. York è infatti disposto a sborsare un ingente capitale per costruire il miglior steamer di tutto il Mississippi e metterlo a disposizione di Abner per i suoi affari; in cambio chiede solo di avere un posto a bordo e di poter effettuare qualche deviazione dalle rotte commerciali ogni qualvolta lo richieda, e senza dover dare spiegazioni di alcun tipo.
Abner è insospettito dalle condizioni poste da York, ma l’offerta è talmente buona che decide di accettare; sotto la sua supervisione viene costruita la “Fevre Dream”, la nave che Abner ha sempre sognato di avere ai suoi comandi, ed i due soci iniziano così la loro attività commerciale.
I sospetti di Abner verso il suo nuovo socio aumentano a causa di alcune insolite abitudini di York; egli infatti si fa vedere soltanto di notte, sostenendo di avere una rara malattia che non gli consente di esporsi al sole (e qui è facile capire dove si andrà a parare); York inizierà poi a chiedere ad Abner di effettuare delle deviazioni di percorso, a volte causando ritardi di interi giorni, a scapito dei profitti della società.
La situazione precipita quando Abner si accorge che in tutti i luoghi in cui York richiede di attraccare vengono commessi efferati omicidi, le cui vittime sembrano essere state dilaniate da una belva feroce. Abner si convince allora che, per quanto folle possa sembrare, il suo socio è in realtà un vampiro, e che sta sfruttando la Fevre Dream per compiere le sue malefatte notturne.
Il vampiro sui generis di Martin non è un non-morto incarnazione del male assoluto, ma semplicemente l’appartenente ad una razza che s’è evoluta parallelamente a quella degli esseri umani: secondo Martin vampiri si nasce, non si diventa.
Del resto, tuttavia, anche nelle storie tradizionali sui vampiri in cui "nuovi" vampiri vengono continuamente reclutati attraverso la contaminazione del morso attraverso cui il vampiro si nutre, esiste da qualche parte un "ur-vampiro", un vampiro capostipite, de,l quale nulla mai viene detto ma di cui si può intuire l'esistenza: e alcuni degli scirttori che si sono cimentati nel genere hanno tentato di tracciare, in taluni casi, il mistero delle origini del primo vampiro.
Per esempio, una "razza" di vampiri, esistente da sempre e di cui alcuni romanzieri - come Bram Stoker - non hanno fatto altro che rivelare la presenza nel mondo, senza nulla inventare, viene ventilata nel romanzo epistolare (in questo pienamente in linea con il canone) di Raymond Rudorff, Gli archivi di Dracula, in uscita nelle librerie per i tipi della Gargoyle Books il prossimo 11 febbraio.
In Martin, viene quindi a mancare tutta la componente "mitica" delle classiche storie di vampiri: niente croci o acqua santa, né tanto meno aglio a profusione per contrastare le creature notturne, o paletti di frassino o pallottole d'argento. Nel caso di questi vampiri "fluviali", solo la luce del sole ha effetto letale (oppure una salutare frantumazione della scatola cranica).
Tuttavia, non si sente affatto la mancanza di questi aspetti “folkloristici” della figura del vampiro, compensati ampiamente da una trama che giustifica in modo credibile e convincente l’esistenza di queste creature.
Peraltro, riveste delle caratterische interessanti la figura di Joshua York, insolito vampiro che cerca la convivenza pacifica con gli esseri umani, e la sua travagliata quanto profonda amicizia con Abner.
Con questo romanzo, scritto in una prosa ampia e scorrevole, così come è vasto il fiume in cui si sviluppa la perigliosa navigazione del Fevre Dream, Martin ci dimostra (come se ce ne fosse bisogno) di sapersi muovere egregiamente anche al di fuori dal contesto della fantasy più classica, mostrando anche di possedere una conoscenza sorprendente del background della sua storia.
Infatti, lo vediamo descrivere con grande precisione e credibilità la vita a bordo di una nave fluviale a vapore del 19° secolo.
I grandi autori si riconoscono anche da questo.
Nota biografica sull'autore
George Raymond Richard Martin (Bayonne, 20 settembre 1948) è un autore di fantascienza e di fantasy statunitense.
È famoso soprattutto per il ciclo Cronache del ghiaccio e del fuoco; inoltre ha lavorato come sceneggiatore e produttore.
Attualmente Martin vive a Santa Fé (Nuovo Messico). È membro del Science Fiction and Fantasy Writers of America (di cui è stato Direttore Regionale dal 1977 al 1979 e Vice Presidente dal 1996 al 1998) e del Writer's Guild of America.
Le sue opere sono state tradotte in tedesco, francese, italiano, spagnolo, svedese, olandese, giapponese, portoghese, croato, russo, polacco, ungherese, finlandese ed esperanto.
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