lunedì 7 settembre 2009

I videogiochi portatili e lo sguardo chiuso sul mondo

Oggi, i bimbi sono sempre più catturati dai videogiochi portatili.
Li vediamo spesso da soli intenti a giocare.
Lo sguardo sul mondo è chiuso.
Per un bimbo/ragazzino intento in un videogioco l'orizzonte, se non l'intero universo, è il piccolo schermo del Nintendo/Gameboy.
Sono possibili soltanto "avvistamenti" governati dalla logica del software e nel contesto autoreferenziale imposto dal videogioco.
Ciò che è all'esterno può essere assimilato soltanto in presenza di analogie/similitudini, nel senso che la percezione del mondo è lievemente alterata dalla consuetudine con il videogioco stesso e, spesso, nella espressione psicomotoria libera, in assenza del videogioco, vengono riprodotto quasi automaticamente alcune sequenze motorie tipiche dei personaggi con cui si è stati a giocare sino a poco prima.
Caratteristica di questa chiusura al mondo è la postura del corpo, le spalle un po' ingobbite, la testa molto reclinata in avanti, per consentire una migliore focalizzazione dello sguardo sul mibuscolo schermo.
L'ho osservata invariabilmente in tanti rappresentanti della "nintendo generation".
L'appachinamento in corso di gioco, cioè l'accomodarsi su di una superficie piana che consenta di star seduti, è un fenomeno comune, ma l'attenzione è talmente focalizzata (quasi espressione di uno stato ipmotico della mente) che anche un letto di chiodi potrebbe andar bene...

(Foto di Vincenzo Cordovana: "Techno-appanchinamento giovanile")

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