domenica 18 aprile 2010

Fino all'ultimo fiato: una bella storia di vita e di corsa tra derive esistenziali e progetto di riscatto


Ho letto con grande piacere "Fino all'ultimo fiato", la seconda fatica letteraria di Andrea Accorsi, podista e ultrarunner, romanzo che ho avuto l'onore di esaminare in anteprima, ancora come dattiloscritto.
Mirko, il protagonista maschile, è un runner professionista che, ormai alla soglia dei 30 anni, non riesce ad emergere in maniera netta ed inequivocabie. Rendendosi conto di essere ormai sulla via del declino e ormai divorato all'interno dal tarlo del cinismo, decide di partecipare ad una maratona, truccando le carte all'insaputa del suo allenatore (Mario) e della sua compagna (Maria).
Amanda, invece, è una runner che segue maggiormente il suo istinto e che, pur non eccellendo, riesce a piazzzarsi bene in molte delle maratone a cui partecipa.
Mentre Mirko - pur avendo vinto un'importante maratona e il ricco premio in denaro in palio - incorre in severe sanzioni e viene squalificato dai campi di gara, Amanda che pure ha deciso di dare un punto di svolta alla sua vita, affrontando per la prima una volta una gara sulla distanza di 100 km, va incontro ad un destino avverso: mentre si sta allenando, a sera tarda, viene investita da un pirata della strada e rimane priva della vista.
Mirko, con la squalifica ha perso tutto, compresi gli affetti più cari: ed inizia così una sua deriva esistenziale che lo porta a vivere da barbone, quasi sempre ubriaco e senza dignità.
Per un concorso di circostanze, tuttavia, si accende in Mirko una scintilla che gli consente di intravedere un percorso di riabilitazione: iniziare a correre di nuovo e prepararsi ad affrontare la mitica 100 km del Passatore, in modo da compiere ciò che Amanda non aveva potuto realizzare, in altri termini, ciò che fa scattare in lui il desiderio di redimersi è la contemplazione di un progetto di vita.
La molla che anima il cambiamento è la lettura di un articolo di giornale in un rotocalco mensile dedicato al podismo in cui si racconta della triste storia di Amanda e del fatto che, malgrado la cecità, lei coltiva dentro di sè il sogno di poter ancora correre la 100 km.
Mirko - con il supporto di questo sogno che comincia ad agire in lui come un volano - si ravvede dalla sua vita disgregata e con il consiglio dell'amico Santana (ed anche con l'aiuto di Caruso che gli dà un lavoro, ma che sin dall'inizio lo tratta da amico) riprende a ricompattare il proprio Sè, proprio partendo dal progetto di arrivare a correre quella gara di 100 km.
Per Mirko, tutto ricomincia a girare a poco a poco: le gambe e, assieme alle gambe, la mente e lo spirito.
Riuscirà Mirko a risollevarsi del tutto?
Sarà capace di portare a termine la propria impresa?
Mirko e Amanda si incontreranno? O per una beffa del destino, le loro strade - senza che nessuno sappia dell'altro - si sono già incrociate?
Sarebbe un peccato e un tradimento nei confronti di chi vorrà leggere il romanzo di Accorsi rispondere qui a questi quesiti.
Quindi non vado oltre nell'esposizione della trama...
Ma, senza svelare nulla dell'intreccio che riserva più di una sorpresa, vorrei fare qualche considerazione di carattere generale su questo romanzo che si presenta sicuramente come romanzo di formazione che veicola anche dei valori morali di ampio respiro.
La caduta di Mirko è legata al fatto di avere coltivato troppo a lungo un progetto troppo centrato su di un Sè onnipotente ed invincibile, che lo ha portato a vivere lontano dagli altri e a disinteressarsi del nucleo affettivo delle relazioni interpersonali. Ed è proprio il suo smisurato orgoglio e la brama della vittoria a portarlo a fare il passo più lungo della gamba e a vincere, sì, ma senza gloria per trasformarsi subito dopo in angelo caduto che si rotola nella polvere e nell'infamia di aver vinto, frodando e tradendo la fiducia delle persone che più gli sono state vicine.
La caduta, che lo porta nell'inferno dell'abbrutimento e dell'abiezione, gli dà la possibilità di scoprire - nello stesso tempo - dei valori dimenticati (e forse mai praticati) quali la solidarietà, gli affetti, la bellezza dei sogni cui andare dietro, anche se può essere palese la discrepanza tra essi e la realtà.
Amanda rappresenterà il catalizzatore del cambiamento: il fatto di rendersi conto che chi è stato colpito - senza averne colpa - da un destino crudele non si lascia abbattere, ma è pronto a lottare indomito per la realizzazione del proprio progetto, con uno spostamento dunque dalla sottolineatura sul "vincere" a all'enfasi data al perseguimento del proprio progetto, della propria "vision" - e ciò a prescindere dal risultato che si potrà realizzare, rappresenta per Mirko una sferzata alla sua deriva esistenziale che è stata il tunnel del'auto-punizione per avere fallito e il punto di partenza di un progetto di vita (e sportivo) fondato su valori più saldi.
L'andare dietro alla vittoria a tutti i costi conferisce alle nostre azioni un che di torva coazione, mentre la semplice determinazione di voler compiere un'impresa le rende più pure e, paradossalmente, liberando da quelle coazioni che rendono i movimenti legnosi e coartati (perchè troppo grande è la tensione interiore), può far sì che esse - scaturendo da un armonia interiore - portino alla vittoria che è in primo luogo con se stessi.
Per chi abbia consuetudine con i campi di gara delle ultra italiane sarà veramente un piacere leggere alcune delle pagine di Andrea perchè due delle più note ultramaratone italiane (rispettivamente, la 50 km di Romagna e la 100 km del Passatore) vi trovano ampio spazio con descrizioni profondamente coinvolgenti per chi sa (ma anche per chi non le abbia mai corse), poichè sono fortemente plasmate dalla personale passione di Andrea Accorsi per la corsa di endurance e dalla pratica di essa sui campi di gara più disparati.
Vi è molta autobiografia mascherata in questo racconto nel quale confluiscono in un amalgama, sufficientemente trasfigurato, fatti e personaggi reali del mondo della corsa ed anche tematiche assolutamente attuali nel campo dello sport, come il doping.
Basti pensare alla suggestiva evocazione del caso clamoroso di Roberto Barbi e della sua esclusione permanente dalla possibilità di gareggiare nuovamente (squalifica a vita, sanzionata nel 2009 dal Tribunale nazionale anti-doping), a causa della sua recidiva nelle pratiche dopanti con EPO e efedrina.
Ma anche - per il tramite di Amanda - è pregnante il riferimento a Christian Sighel, l'ultrarunner alto-atesino che è riuscito a correre una 100 km (nel corso del 2009), senza l'ausilio del classico cordino a cui i podisti non vedenti si legano all'accompagnatore vedente, per partecipare alle gare podistiche: un fatto assolutamente storico, perchè Cristian è stato il primo ipovedente a correre una 100 km ed integralmente senza il cordino, ma soltanto con l'ausilio della guida vocale del suo accompagnatore che è stato, per l'appunto, Andrea Accorsi.
Nella vita di ognuno di noi ci sono esperienze che segnano profondamente (perdite, lutti, micro-traumi e life-event in genere) e che, poi, dopo un periodo di necessaria rielaborazione, riusciamo a tirare fuori in certo qual modo trasfigurate con l'ausilio delle narrazioni e della scrittura, in particolar modo.
Ed è esattamente quello che Andrea Accorsi riesce a fare con un'abilità che si sta affinando nel corso del tempo: in questo suo secondo romanzo, ciò si avverte in uno stile più asciutto e più incisivo (che soprattutto nella prima parte evoca le atmosfere psicologiche dell'hard boiled americano), con una maggiore capacità di prendere le distanze dai fatti realmente accaduti che rappresentano il grande serbatoio di materiali per infinite storie, narrando per il piacere intrinseco di ciò.
Andrea è uno che pensa, riflette, ricorda, rielabora: tutte qualità alle base di chi sente intimamente spinto dalla pulsione di essere un costruttore di storie ed un affabulatore.
Auguro vivamente ad Andrea di poter proseguire ancora in questo suo percorso di ricerca letteraria con una maturazione ed un ulteriore affinamento del suo stile.

Felicità: Andrea Accorsi e la cagnetta Luna

Breve nota biografica su Andrea Accorsi
Andrea Accorsi, nato a Bologna nel 1967, è un ultrarunner: un ultramaratoneta che partecipa alle gare podistiche per passione e solo secondariamente alla ricerca di un risultato.
Ha maturato ormai una lunga esperienza sule gare di lunga distanza e ha maturato un curiiculum di corsa piuttosto poderoso.
La corsa di lunga distanza è stata per Andrea un'autentica scoperta che gli ha consentito di modulare diversamente il suo stile di vita.
Assieme alla sua compagna, Monica Barchetti - anche lei ultrarunner - ha dato vita a Mondo Ultra, un sito web che si occupa di ultramaratone e endurance. Ma collabora anche assiduamente con la rivista "Correre" e con il periodico web "Spiritotrail".
Tra le diverse imprese che ha compiuto, ha accompagnato l'ipovedente Cristian Sighel nella 100 km Rimini Extreme del 2009 solo con l'ausilio della sua voce.
Ha già pubblicato un primo romanzo "Dodici ore", pubblicato dalla casa editrice &My Book (Caravaggio Editore) che ha avuto un notevole successo di lettori e a cui vendita è stata associata ad una causa benefica.
Andrea Accorsi e Monica Barchetti vivono felicemente con la cagnetta Luna, un segugio trovatello e adottato.
Fino all'ultimo fiato, verrà presentato per la prima volta in pubblico, il 24 aprile, alla vigilia della 50 km di Romagna, mentre sara già reperibile in alcune librerie dal 26 aprile.
Chi volesse reperire ulteriori informazioni su Andrea Accorsi, oltre a visitare il sito web Mondo Ultra che rappresenta gli interessi podistici e sportivi di Andrea e di Monica Barchetti, può andare a curiosare sul suo sito ufficale Romanzando, dove si trovano informazioni biografiche più approfondite, le date delle prossime presentazioni e altri suoi scritti non ancora dati alle stampe.

1 commento:

  1. Alice Ferretti ha scritto:

    "Potremmo essere tutto quello che vogliamo, tutto quello che desideriamo e invece ci riesce di essere solo quello che riusciamo a essere. Arrancando, sudando, sanguinando"

    E’ un breve brano che ho trovato nel sito “Romanzando” di Andrea Accorsi.
    Non ho ancora letto il libro "Fino all'ultimo fiato", ma nel commento che tu hai fatto Maurizio credo che molti di noi ci si ritroveranno pur non essendo dei runner. Fare i conti con noi stessi, con i momenti che sono passati e quelli che arriveranno, con i cambiamenti che hanno stravolto improvvisamente la nostra vita, cambiamenti che ci portano a mutare il nostro quotidiano. Le sicurezze, i punti fissi, i sogni spariscono e occorre affrontare l’ignoto. Costretti a percorrere un tunnel, a volte buio, lungo e in solitudine, “avverti il suono metallico della serratura che t‘imprigiona” non riesci mai a vedere la luce, cammini e cammini, fino a che improvvisamente scatta quella piccola scintilla di luce. Deriva e rinascita.
    “In quel preciso istante, quando i loro sguardi s'intrecciarono per un tempo impreciso e le parole cessarono di comprimere l'aria, Mirko fu scosso da un brivido in profondità".

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