Si sta svolgendo a Palermo (dal 19 dicembre 2009 al 21 marzo 2010) nella splendida cornice di Palazzo Sant'Elia e promossa dalla Provincia regionale di Palermo, la mostra fotografica dal titolo "La camera dello sguardo. Fotografi italiani" che, inserita in un progetto di incontri internazionali d’arte e curata da Achille Bonito Oliva, offre una carrellata intensa ed appassionata sulla fotografia italiana contemporanea con un centinaio circa di opere.
Vi sono rappresentati 29 maestri della fotografia italiana, ta cui Giacomelli, Mulas, Ghirri, Berengo Gardin, soltanto per citare alcuni dei nomi più noti, tra cui si distinguono due Siciliani (Ferdinando Scianna e Lia Pasqualino).
La mostra, organizzata da Civita Sicilia e curata da Achille Bonito Oliva vuole offrire una panoramica esauriente della fotografia italiana dagli anni Cinquanta ad oggi, "...in un percorso interpretativo della nostra società e della sua evoluzione, attraverso la rappresentazione delle sue contraddizioni ed armonie ma sempre rifuggendo i linguaggi della retorica e i luoghi comuni ad essa legati".
Un altro suo pregio è quello di dare spazio ad una grande varietà di temi: dai reportage ad alto contenuto sociale, ai paesaggi (urbani e naturalistici), alla ritrattistica, alla foto sperimentale (come la serie delle "Meditazioni" di Paul Thorel o quella dell "Natività" di Antonio Biasucci).
Il titolo della mostra " La camera dello sguardo" si ispira chiaramente (e tributa, in tal senso, un omaggio) al famoso saggio sulla fotografia di Roland Barthes, La camera chiara, le cui riflessioni hanno fatto da filo condotture di tanta parte dell'ermeneneutica della fotografia contemporanea.
I grandi spazi di Palazzo Sant'Elia, con le volte dei saloni affrescate da pittori settecenteschi e riportate all'antico splendore con un sapiente lavoro di restauro, hanno offerto la possibilità di adottare la soluzione ardita di creare nel percorso che il visitatore si trova a seguire delle sotto-divisioni con l'utilizzazione di formati diversi delle foto esposte e di un loro allestimento con cornici diverse, ma omogenee per autore, come anche sono variabili i supporti utilizzati da ciascun artista, in funzione della moderna concezione estetica secondo cui la Fotografia non deve rispondere soltanto a requisiti tecnici e formali, ma può avvantaggiarsi nella sua espressività dell'utilizzo di supporti che siano all'avanguardia, per i quali è in continua espansione un filone di ricerca.
E' così possibile ammirare delle splendide gigantografie in bianco-nero (le foto moscovite di Gabriele Basilico) o a colori (come le due originali interpretazioni di Chicago di Luca Campigotto oppure le due immagini salernitane di Raffaella Mariniello), ad altre di formato più ridotto e compatto che indulgono alla ritrattistica o alla rappresentazione di elemti minimalisti della realtà o foto di tipo documentaristico, come la celebre foto di Federico Garolla che ritrae Pasolini mentre gioca a calcio con alcuni giovani borgatari di Roma ("Pier Paolo Pasolini nel quartiere di Centocelle, Roma, 1956") o quelle di Marco Giacomelli che - estrapolate dalla serie "Io non ho mani che mi accarezzino il volto" - ritraggono momenti di vita di giovani seminaristi.
Questo tipo di scelta ha consentito di creare nel percorso ideale della mostra una serie di capitoli in cui le opere di ogni singolo artista (in numero variabile) sono facilmente identificabili per omogeneità di formato.
Molte delle foto non si offrono allo sguardo come prodotti semplicemente estetizzanti, ma propongono sempre una meditazione, una riflessione, una denuncia: sia su tematiche di rilevanza sociale, come l'atualissima serie di "paesaggi" di Aniello Barone sul degrado delle modernissime "rifiutopoli" della Campania cui fa da contraltare una delle foto di Raffaella Mariniello, sia su aspetti della società contemporanea che colpiscono duramente il nostro immaginario come la cruda foto di Oliverio Toscani sul tema dell'anoressia (Anorexia, 2007).
Alla mostra fa da necessario pendant un bel catalogo in edizione bilingue (Italiano-Inglese), edito da Peliti Associati e curato da Achille Bonito Oliva,autore di un saggio di grande interesse, intitolato "La distanza dell'arte e la camera dello guardo" che fornisce al visitatore desideroso di approfondimento alcuni riferimenti teorici ed interpretativi della fotografia come arte.
Vi sono rappresentati 29 maestri della fotografia italiana, ta cui Giacomelli, Mulas, Ghirri, Berengo Gardin, soltanto per citare alcuni dei nomi più noti, tra cui si distinguono due Siciliani (Ferdinando Scianna e Lia Pasqualino).
La mostra, organizzata da Civita Sicilia e curata da Achille Bonito Oliva vuole offrire una panoramica esauriente della fotografia italiana dagli anni Cinquanta ad oggi, "...in un percorso interpretativo della nostra società e della sua evoluzione, attraverso la rappresentazione delle sue contraddizioni ed armonie ma sempre rifuggendo i linguaggi della retorica e i luoghi comuni ad essa legati".
Un altro suo pregio è quello di dare spazio ad una grande varietà di temi: dai reportage ad alto contenuto sociale, ai paesaggi (urbani e naturalistici), alla ritrattistica, alla foto sperimentale (come la serie delle "Meditazioni" di Paul Thorel o quella dell "Natività" di Antonio Biasucci).
Il titolo della mostra " La camera dello sguardo" si ispira chiaramente (e tributa, in tal senso, un omaggio) al famoso saggio sulla fotografia di Roland Barthes, La camera chiara, le cui riflessioni hanno fatto da filo condotture di tanta parte dell'ermeneneutica della fotografia contemporanea.
I grandi spazi di Palazzo Sant'Elia, con le volte dei saloni affrescate da pittori settecenteschi e riportate all'antico splendore con un sapiente lavoro di restauro, hanno offerto la possibilità di adottare la soluzione ardita di creare nel percorso che il visitatore si trova a seguire delle sotto-divisioni con l'utilizzazione di formati diversi delle foto esposte e di un loro allestimento con cornici diverse, ma omogenee per autore, come anche sono variabili i supporti utilizzati da ciascun artista, in funzione della moderna concezione estetica secondo cui la Fotografia non deve rispondere soltanto a requisiti tecnici e formali, ma può avvantaggiarsi nella sua espressività dell'utilizzo di supporti che siano all'avanguardia, per i quali è in continua espansione un filone di ricerca.
E' così possibile ammirare delle splendide gigantografie in bianco-nero (le foto moscovite di Gabriele Basilico) o a colori (come le due originali interpretazioni di Chicago di Luca Campigotto oppure le due immagini salernitane di Raffaella Mariniello), ad altre di formato più ridotto e compatto che indulgono alla ritrattistica o alla rappresentazione di elemti minimalisti della realtà o foto di tipo documentaristico, come la celebre foto di Federico Garolla che ritrae Pasolini mentre gioca a calcio con alcuni giovani borgatari di Roma ("Pier Paolo Pasolini nel quartiere di Centocelle, Roma, 1956") o quelle di Marco Giacomelli che - estrapolate dalla serie "Io non ho mani che mi accarezzino il volto" - ritraggono momenti di vita di giovani seminaristi.
Questo tipo di scelta ha consentito di creare nel percorso ideale della mostra una serie di capitoli in cui le opere di ogni singolo artista (in numero variabile) sono facilmente identificabili per omogeneità di formato.
Molte delle foto non si offrono allo sguardo come prodotti semplicemente estetizzanti, ma propongono sempre una meditazione, una riflessione, una denuncia: sia su tematiche di rilevanza sociale, come l'atualissima serie di "paesaggi" di Aniello Barone sul degrado delle modernissime "rifiutopoli" della Campania cui fa da contraltare una delle foto di Raffaella Mariniello, sia su aspetti della società contemporanea che colpiscono duramente il nostro immaginario come la cruda foto di Oliverio Toscani sul tema dell'anoressia (Anorexia, 2007).
Alla mostra fa da necessario pendant un bel catalogo in edizione bilingue (Italiano-Inglese), edito da Peliti Associati e curato da Achille Bonito Oliva,autore di un saggio di grande interesse, intitolato "La distanza dell'arte e la camera dello guardo" che fornisce al visitatore desideroso di approfondimento alcuni riferimenti teorici ed interpretativi della fotografia come arte.
“La Provincia di Palermo – spiega il Presidente Giovanni Avanti - accoglie la grande fotografia italiana per una mostra che si annuncia come un grande evento culturale, per il pregio dei maestri che espongono le loro opere e per l’eterogeneità dei temi e dei soggetti trattati. La mostra di Palazzo S. Elia vuole essere la testimonianza autentica del grande interesse e dell’attenzione che la fotografia di altissima qualità riscuote nel pubblico, ma rappresenta anche la strategia culturale della Provincia di Palermo, che intende offrire alla fruizione generale quanto di meglio vi sia nel panorama artistico, nella consapevolezza che la crescita economica e lo sviluppo del territorio non possano prescindere dalla loro integrazione con una crescita culturale dell’intera comunità. La prestigiosa sede museale di via Maqueda, mette a disposizione di autori, curatori e pubblico gli splendidi saloni affrescati del Settecento, ma li proietta in una dimensione assolutamente contemporanea, in un affasciante gioco di ‘contrasti’, che non toglie nulla alla bellezza degli interni, ma anzi la rinnova”. In mostra opere di Claudio Abate, Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Antonio Biasucci, Lisetta Carmi, Elisabetta Catalano, Mario Cresci, Luciano D’Alessandro, Franco Fontana, Francesco Jodice, Mimmo Jodice, Raffaella Mariniello, Paolo Mussat Sartor, Ferdinando Scianna, Paul Thorel, Aniello Barone, Luca Campigotto, Federico Garolla, Mario Giacomelli, Luigi Ghirri, Ugo Mulas, Lia Pasqualino, Beatrice Pediconi, Dino Pedriali, Paolo Pellegrin, Marialba Russo, Paola Salerno, Oliviero Toscani.
Per informazioni: www.provincia.palermo.it (sezione iniziative ed eventi)
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