sabato 10 ottobre 2009

Le dodici domande di Vikas Swarup: l'intreccio emozionale dell'esistenza come supporto della memoria


Il film "The millionnaire" è indubbiamente molto bello ed intenso, con una sceneggiatura ben riuscita che rispetta in linea di massima (fatti salvi alcuni dettagli) lo spirito del romanzo da cui è stato tratto.
Come spesso capita il film ha indotto alcuni a "ripescare" questo romanzo che, passato un po' inosservato alla sua prima uscita nelle librerie, offre infinite sorprese e sfaccettature in più (come sempre capita), incluso anche un elemento di sorpresa nel finale che, nel film, è invece stemperato da una scivolata versa la gioiosità del musical in puro stile hollywodiano e dalla lieta (e scontata) conclusione di una tormentata storia d'amore (con la giovane Nita, agganciata al mondo della prostituzione).
La cosa rimarchevole nel romanzo - come nel film - è la sottolineatura forte del ruolo che ha la memoria emozionale nel fissare per sempre determinati ricordi.
L'apprendimento efficace, più che dallo studio sui libri e dall'essere stare immersi nell'arida atmosfera di un'aula, avviene in una maniera folgorante ed incisiva quando sia legato a fatti della vita accompagnati da un forte coinvolgimento emozionale.
Ed una cosa appresa in queste circostanze rimane impressa indelebilmente, per sempre.
Il romanzo ci conduce avanti ed indietro nella vita e nelle vicissitudini - a volte un po' picaresche - del giovane Ram Mohamad Thomas, cameriere e vincitore di un miliardo di rupie nella versione indiana di "Chi vuol essere milionario"
e, subito dopo, accusato di aver potuto rispondere alle fatidiche dodici domande, imbrogliando (e sottoposto ad una dura inquisizione poliziesca) .
Per dimostrare la sua innocenza, con un'avvocatessa che patrocina la sua difesa, passa in rassegna - attraverso un processo di libere associazioni mnemoniche, a patchwork - le diverse tappe della sua vita.
Lo schema narrativo è semplice, dunque: ad ogni domanda (e ad ogni risposta data) corrisponde la narrazione di un episodio significativo della biografia di Ram.
Le domande, in verità, non saranno dodici, bensì tredici e all'ultima Ram risponderà in modo corretto grazie all'intervento di un deus ex machina, uno dei tanti personaggi che si sono legati a lui con un debito di riconoscenza, grazie al suo modo di muoversi nel mondo disinteressato e generoso.
Il romanzo è davvero straordinario, perchè si muove tra la passione degli Indiani per Bollywood (la mecca del cinema indiano) e luoghi come New Delhi, Agra (con il mitico Taj Mahal a far da sfondo) e la brulicante Mumbay ed è popolato da una miriade di pittoreschi ed interessanti personaggi.
Ne consiglio vivamente la lettura anche a chi abbia già visto il film "The millionnaire".
Leggere il romanzo si traduce in un'esperienza completamente diversa.
Una full immersion nella lussureggiante India contemporanea, in cui - e questo manca nel film - il nostro Ram vive al limite tra il mondo degli slum e quello della ricca borghesia arricchita e del demi-monde dello spettacolo e di Bollywood, restituendoci un'immagine più piena e multidimensionale, più reale, di un'India svincolata dallo stereotipo obbligato della miseria delle baraccoppoli.

Quello che segue è il commento al romanzo tratto da www.mymovies.it.

A volte basta una notizia su un giornale, una moneta con due facce speculari per ingraziarsi la fortuna e andare dritti al bersaglio, cancellando di colpo anni di ingiustizie e di iniquità.
Ram Mohammad Thomas è un giovane cameriere proveniente da una delle baraccopoli più grandi dell'India.
Dopo aver risposto alle dodici domande di un quiz televisivo e aver vinto un milione di rupie, viene arrestato e torturato dalla polizia per truffa. Grazie all'aiuto del suo avvocato Smita Shah – una generosa quanto misteriosa ragazza che si offre di aiutarlo a respingere le accuse e a incassare il premio – Ram racconterà in prima persona la sua avventura, dimostrando così che la risposta alle dodici domande altro non è che il resoconto di intrecci ed episodi realmente accaduti nella sua pur giovane esistenza. Bingo!
Il primo libro di Vikas Swarup – impegnato nel dipartimento affari esteri indiano e improvvisatosi con successo scrittore – ha sbancato in ben trentasei lingue diverse. S
critto in inglese durante uno dei tanti soggiorni londinesi, il bel romanzo dello scrittore indiano racconta con estrema piacevolezza di lettura l'epopea di un giovane nullatenente proveniente dalle baraccopoli che, all'improvviso, si ritrova milionario (e indagato) per aver partecipato al format del millennio: “Chi vuol essere milionario”.
Ad essere accattivante è proprio la struttura narrativa del romanzo, che ricostruisce a capitoli le vicende che hanno portato il giovane Ram a rispondere alle domande del perfido conduttore televisivo. E se la fortuna (evocata continuamente dal protagonista “Beh, non è stato un colpo di fortuna che le domande fossero proprio quelle a cui sapevo rispondere?") funge da leit-motiv della narrazione, uno degli spunti più interessanti è sicuramente quello di porre chi legge di fronte ai sintomi di un cambiamento epocale, quel cambiamento che permette anche ai poveri (nel rigido sistema a caste dell'India) di cambiare il proprio status sociale e civile.
Internet, media, tecnologizzazione della società, altro non sono che strumenti che pongono i cittadini di una delle nazioni più povere del mondo, a confrontarsi per la prima volta nella loro storia con un sistema occidentale che – pur con tutte le sue contraddizioni – appare più democratico ed emancipato. Un libro da leggere, decisamente più colto ed evocativo della sua rappresentazione filmica.

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