domenica 8 febbraio 2009

Liberalizzata la vendita degli spray al peperoncino per la sicurezza delle donne

Varando il pacchetto per la sicurezza, ieri (il 6 febbraio), il Senato della Repubblica ha anche liberalizzato la vendita in Italia delle bombolette spray anti-stupro al peperoncino.
Tuttavia, già da mesi, i negozi di armi hanno registrato un vero e proprio boom nelle vendite di questo tipo di prodotto, inizialmente introdotto nel commercio non per la difesa personale contro aggressioni da parte di terzi (come si potrebbe pensare), ma come mezzo di protezione da cani mordaci e segnatamente da quelle razze canine più aggressive e adesso regolamentate da un'apposita normativa, tanto che la diffusione di questo tipo di prodotto con questa finalità dichiarata aveva provocato intense potreste, tuttora visibili anche in internet, da parte delle associazioni per la protezione degli animali e antivivisezioniste.
Già tra gli acuirenti, comunque, si erano presentate donne giovani, ma anche papà e fidanzati apprensivi.

Una delle norme del Ddl "Sicurezza" (decreto sicurezza) approvato ieri dal Senato riguarda la liberalizzazione della vendita degli spray anti-stupro e anti-aggressione al peperoncino ed è stata inclusa nel pacchetto di norme mediante un emendamento fortemente voluto dalla senatrice del Pdl Cinzia Bonfrisco che ha voluto dedicarlo espressamente a Giovanna Reggiani, morta lo scorso anno dopo aver subito una violenza. “Se avesse avuto lo spray al peperoncino nella borsetta forse non sarebbe andata così“ ha dichiarato la Bonfrisco.

Lo spray al peperoncino costituisce, infatti, secondo l'esperienza americana già ampiamente collaudata da anni, uno strumento efficace per tutelare soprattutto le donne dalle aggressioni di cui spesso sono vittime.

In America questo tipo di "arma", rientrante nella categoria delle cosiddette “No Lethal Weapons” ovvero delle "armi non letali", è molto diffusa.

L'emendamento, che ha finalmente introdotto anche in Italia la detenzione legale di queste armi di autodifesa personale, specifica anche le caratteristiche tecniche che gli spray dovranno scrupolosamente rispettare per non essere considerati fuori legge.
Secondo le indicazioni del Ministero dell'Interno e del Ministero della Salute la bomboletta di spray urticante al peperoncino, che potrà essere venduta a tutti i maggiorenni senza obbligo di documento o porto armi, non dovrà contenere più del 10% di Oleoresin capsicum (vale a dire: olio di peperoncino, ricavato dal comune peperoncino di Cayenna).
L'utilizzo dello spray al peperoncino si rende possibile perchè il suo principio attivo è classificato (legalmente) come "infiammatore" e non come "irritante": quindi, non agisce sulla soglia del dolore, ma bensì su quella del fastidio (alto).
Si potrebbe considerare una forma di "piccolo" lacrimogeno portatile.

L'uso di questo tipo di spray, ovviamente, deve essere però limitato a quei casi in cui si è aggrediti ed esiste serio pericolo per la propria incolumità: non ricorreendo simili estremi si tratterebbe di un uso improprio che verrebbe punito penalmente per legge, per il quale si dovrà rispondere delle eventuali lesioni e danni fisici causati, oltre che della “semplice” aggressione perpetrata.
Stando così le cose, gli effetti saranno gli stessi - come si diceva - di un normale lacrimogeno: bruciore agli occhi, cecità temporanea, irritazione delle mucose, tutti sintomi che dovrebbero sparire nel giro di 30 minuti, senza provocare gravi conseguenze per la salute.
Il costo degli spray anti-aggressione, in genere, può variare dai 18 ai 55 euro a seconda che siano "usa&getta" o ricaricabili e in base alla gittata che varia dai 2 ai 4 metri di distanza.

Di sicuro, in mancanza di un buon addestramento alla difesa difesa personale, lo spray rappresenta la soluzione più immediata per sfuggire ad un'aggressione, ma anche per non lasciarsi prendere eccessivamente dalla psicosi-stupri e dalla paura che tali eventi possano verificarsi.

Bisogna tenere presente che, anche se muniti di simili spray, occorre adottare alcune preacauzioni per poterli usare tempestivamente in caso di bisogno, cioè di aggressione.

In altri termini, bisognerebbe averlo sempre sotto mano e pronto all'uso, non custodito dentro una borsetta, sacca o zainetto: la sua efficacia deterrente, infatti, dipende dal fatto che possa entrare in uso in pochi secondi dalla comprensione della minaccia.
Detto questo, la liberalizzazione della vendita di questo importante strumento per l'auto-difesa, validissimo peraltro anche come "puntello" psicologico per le donne che sono già state vittime di violenza, pone alcuni quesiti.


Innanzitutto, sarà uno strumento efficace in tutti i casi?

Sì, certamente, se la "vittima" avrà la prontezza di riflessi per attivarsi e la "cattiveria" necessaria per superare le proprie remore morali all'uso di un mezzo che è, in ogni caso, violento. Ora, non tutti gli individui che decidono di praticare una forma di auto-difesa possiedono questo requisito che solo si può costruire attraverso la partecipazione a speciali corsi di auto-assertività o che si è formato come reazione difensiva ad una violenza precedentemente subita.

In secondo luogo, se lo spray al peperoncino nasce come strumento di autodifesa personale, cosa garantirà dal'abuso e dal fatto che venga acquistato da persone non "pure" di cuore, che intendono utilizzarlo per fare scherzi di cattivo gusto oppure come strumento di offesa (entrando, ad esempio, nello strumentario di ladri, scassinatori, rapinatori, facinorosi, ultrà etc). Indubbiamente, la liberalizzazione porrà in futuro questo tipo di problema. Peraltro, è nel conto che ciò possa accadere e, sulla verosimiglianza di quest'ipotesi, staremo a vedere.

In terzo luogo, porrei una questione etica più cogente. Ho sentito che, d'ora in avanti, la vendita degli spray sarà consentita non solo nelle armerie (come era stato sino a prima del Ddl sulla sicurezza), ma anche nelle farmacie.

Ecco, mi pongo il perchè di una scelta simile che va decisamente in controtendenza rispetto alla funzione delle farmacie che, tradizionalmente, si sono occupate della preparazione e vendita di prodotti farmaceutici "terapeutici", in alcuni casi anche di "veleni" ma solo per alcuni usi definiti e codificati (e supportati da specifiche prescrizioni del medico o del veterinario), ma mai di armi o prodotti da utilizzare come strumento di auto-difesa (che, in alcuni casi, può tramutarsi in "offesa"). E' proprio questo aspetto che mi disturba. Ci sono dei limiti che non dovrebbero mai essere valicati.

Autorizzare che gli spray per l'auto-difesa possano essere venduti anche in farmacia è un modo per stravolgere questo limite, introducendo una grossa confusione tra luoghi per la cura e luoghi in cui invece si trovano altri prodotti per finalità totalmente dissimili. E' come se anche in questo dettaglio del Ddl sulla sicurezza il governo intendesse abbattere dei limiti e abolire le differenze, in nome del principio della totale liberalzzazione del commercio, con una leggerezza a dir poco sconcertante.

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