martedì 24 novembre 2009

Uno scrittore a confronto con i giovani sui temi della droga e del disagio adolescenziale

Mi è capitato di leggere con un certo interesse un libro pubblicato di recente (Ferdinando Camon, Figli perduti. La droga discussa con i ragazzi, Garzanti, 2009).
In esso, Ferdinando Camon, uno scrittore italiano molto conosciuto (e molto premiato) discute con i ragazzi di un liceo dei temi della droga e del disagio adolescenziale. Il libro è tutto qui: possiede un'unità di tempo e di luogo, anche se il dialogo è spezzato in una molteplicità di sotto-argomenti, dal momento che la conversazione va e e viene, si muove di continuo toccando i temi più vari.Evidentemente, i ragazzi erano stati preparati a questo incontro e si comprende che vi era stata una riunione preliminare in cui era stato succintamente dato, con l'aiuto dei professore, un "metodo" alla discussione, oltre che distribuito un opuscolo informativo sulle droghe, contenente notizie oggettive, dati, indirizzi, ai quali viene fatto rimando nel corso della conversazione.
Quello che piace di questo smilzo libro è l'impianto conversativo del confronto tra i ragazzi di un liceo e l'Autore che si presenta non in veste di "esperto", ma di interlocutore che sa qualcosa di diverso su argomenti cogenti nella vita di... questi adolescenti (la droga e lo svago, in primis, ma anche il modo di affrontare le relazioni con i pari e con gli adulti), ma che - nello stesso tempo - si pone nei confronti dei più giovani con un atteggiamento ricettivo e, a sua volta, di apprendimento.
Il dialogo, dunque, (da qui il sottotitolo "La droga discussa con i ragazzi") si dipana toccando gli argomenti più diversi: Camon stimola i ragazzi a parlare delle proprie esperienze, di ciò che hanno visto e sentito, dei film che conoscono e dei libri che hanno letto, insomma di tutto ciò che li ha indotti a riflettere sui temi della droga (e della condizione giovanile) e a porsi degli interrogativi.
La conversazione é lieve e profonda al tempo stesso, aperta nel senso che non propone (apparentemente) alcuna conclusione ultima. La posizione di Camone è quella di offrire all'esperienza dei giovani degli stimoli che inducano alla riflessione e alla voglia di approfondimento piuttosto che delle verità monolitiche, ingombranti e troppo difficili da accettare (soprattutto se rimarcano il divario generazionale e l'incomprensione di fondo tra la stabilità dell'adulto e la turbolenza adolescenziale).
Di quando in quando, tuttavia nelle parole di Camon, soggetto adulto e formato, con un background di base che sembra essere profondamente cattolico (a mio avviso), trapela su certe questioni il pregiudizio e, malgrado il tentativo lodevole di operare dei distinguo, si ricade nella tendenza a fare di ogni erba un fascio (ma lo sconfinamento nellaposizione ideologica è un tranello tipico di tutte le discussioni che riguardano la droga e le dipendenze in generale).
Ma si tratta solo di sfumature che solo una mente esperta nelle questioni pedagogiche e formative e nei sottili inquinamenti che l'ideologia può determinare in questi ambiti può cogliere in una cornice di confronto che programmaticamente vuole presentarsi del tutto aperto, liberale e rispettoso delle diversità di opinione.
Mi pare evidente che, dietro un modo di pensare "debole", tuttavia, in Camon si nasconda un pensiero "forte" e di monolitiche convinzioni. Sintomatico di ciò è il risalto particolare (con esplicita approvazione espresso al suo uditorio, ma con stile, senza far nomi) che Camon dà delle Comunità terapeutiche "chiuse" come unica via per risolvere radicalmente il problema della dipendenza da droghe.
Il riferimento ovvio, come modello vincente di questo approccio risolutorio, è alla comunità di San Patrignano.
Non una parola viene spesa, invece, sulla cattiva influenza educativa di una società "normalmente" tossicofila. E questo è, a mio avviso, una rave mancanza.
Il libro di Camon, tuttavia, malgrado le piccole insidie pedagogiche di cui è costellato si legge con piacere perchè nel dialogo trapela, comunque, la freschezza del di un confronto vivace ed articolato.

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