A volte i sogni - come insegnano le neuroscienze - servono a sperimentare nuovi schemi motori e quindi hanno una funzione fondamentale nell'apprendimento di sequenze psicomotorie da poco sperimentate e nel loro consolidamento.
Questo punto di vista rappresenta un arricchimento della teoria freudiana sui sogni, in cui il sogno funge sempre - sia pure attraverso una serie di mascheramenti e depistaggi (dovuti all'azione di alcuni meccanismi psichici "di difesa") - in funzione dell'"esaudimento del desiderio".
Per esempio, l'altra notte, mi sono ritrovato a fare questo sogno.
Da psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico, avrei potuto intraprendere questa via ermeneutica che, indubbiamente, avrebbe portato ad una serie di successive scoperte.
Ma il sogno è illuminato da una luce totalmente diversa se aggiungo un piccolo tassello di conoscenza in più che, in questo caso, conferisce al cosiddetto "residuo diurno" un valore determinante.
Proprio il giorno prima, ero stato istruito a simulare questo tipo di emersione: una tappa importante del corso base ("Open water") del corso di scuba diving che sto seguendo.
E allora, ritornando alla premessa iniziale, questo mio sogno andrebbe inquadrato per quello che è, più correttamente, dal punto di vista neurofisologico: cioè, l'espressione del processo di apprendimento di quella particolare manovra, della sua memorizzazione (sia della sua esecuzione corretta, sia del possibile rischio connesso ad errori di procedura) in un magazzino della memoria a lungo termine e del suo inserimento nella directory degli schemi motori.
Afferma Mauro Mancia,
Questo punto di vista rappresenta un arricchimento della teoria freudiana sui sogni, in cui il sogno funge sempre - sia pure attraverso una serie di mascheramenti e depistaggi (dovuti all'azione di alcuni meccanismi psichici "di difesa") - in funzione dell'"esaudimento del desiderio".
Per esempio, l'altra notte, mi sono ritrovato a fare questo sogno.
Ero sott'acqua, nel corso di un'immersione subacquea (in assetto da scuba diving, quindi con bombole, GAV e tutto il resto). In profondità, mi ritrovavo senza più aria nelle bombole e senza nessun compagno d'immersione a portata di mano che potesse aiutarmi. Di conseguenza, dovevo mettere in atto la manovra di risalita prescritta e cominciavo ad andar su verso la superficie in leggera diagonale con un braccio proteso verso l'alto e l'altro a tener su la valvola per il gonfiaggio del GAV.Seguendo la teoria freudiana si sarebbero potute fare una serie di interpretazioni a partire dal trovarsi all'interno d'un elemento liquido, nel profondo del mare (che solitamente sta a simboleggiare le profondità insondabili dell'inconscio, ma anche il ritorno al primigenio ventre materno) e dall'impossibilità claustrofobica del poterne riemergere, sulla claustrofilia e sul suo rovescio, insomma.
Salivo, salivo senza arrivare mai alla superficie. Ricordo anche che emettevo dalla gola un verso gutturale per svuotare parzialmente i polmoni ed evitare una loro sovradistensione.
Cominciavo a sentirmi in difficoltà...
Quando, ad un tratto, mi accorgevo di essermi messo in assetto orizzontale, sicchè anzichè continuare a risalire procedevo parallelo alla superficie.
A questo punto, mi sono risvegliato di colpo angosciato, riemergendo dal sogno.
Da psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico, avrei potuto intraprendere questa via ermeneutica che, indubbiamente, avrebbe portato ad una serie di successive scoperte.
Ma il sogno è illuminato da una luce totalmente diversa se aggiungo un piccolo tassello di conoscenza in più che, in questo caso, conferisce al cosiddetto "residuo diurno" un valore determinante.
Proprio il giorno prima, ero stato istruito a simulare questo tipo di emersione: una tappa importante del corso base ("Open water") del corso di scuba diving che sto seguendo.
E allora, ritornando alla premessa iniziale, questo mio sogno andrebbe inquadrato per quello che è, più correttamente, dal punto di vista neurofisologico: cioè, l'espressione del processo di apprendimento di quella particolare manovra, della sua memorizzazione (sia della sua esecuzione corretta, sia del possibile rischio connesso ad errori di procedura) in un magazzino della memoria a lungo termine e del suo inserimento nella directory degli schemi motori.
Afferma Mauro Mancia,
Le idee che i cognitivisti propongono riguardano un sogno che è una rappresentazione mentale organizzata in modo coerente, ma cui viene negata la capacità di trasferire o portare significati latenti. La narrazione del sogno viene pertanto considerata priva di significati codificati, limitata ad essere una sorgente di informazioni sullo stato della nostra mente e su noi stessi, un prodotto finale di una elaborazione della conoscenza che avviene nel sogno.
(Da Mauro Mancia, Il sogno come religione della mente, Laterza, 1987, p.103).
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