giovedì 16 luglio 2009

Io credo nei vampiri: ritorna, in nuova edizione, un introvabile volume cult



Quando ero appena alle soglie dell'adolescenza, mio padre portò a casa uno strano volume, autore un certo Emilio de' Rossignoli che, appunto venne pubblicato nel 1961, io appena undicenne.
Titolo del volume: "Io credo nei vampiri".
Si trattava di una bella edizione rilegata (per i tipi di Ferriani, per l'esattezza Luciano Ferriani Editore), corredata d'una magnifica sovraccoperta in quadricromia, raffigurante una sinistra scena di deposizione (realizzata da un'incisione dello stesso Ferriani che, a quanto pare, oltre ad essere editore era anche amtiquario, collezionista, poeta, incisore e soprattutto pittore).
Il volume inaugurava una "Collana del macabro" diretta dallo stesso de' Rossignoli.
Mio padre - anche per il lavoro che faceva (era giornalista) - aveva una grande curiosità nei confronti di tutto ciò che aveva attinenza con gli aspetti "marginali" della cultura, quelli che dalla corrente "mainstream" della critica letteraria venivano bollati come elementi "di genere" o appartenenti a forme di cultura "popolare" che - secondo i cascami accademici dell'dealismo crociano e della critica gentiliana - erano di scarso rilievo e da non prendere in considerazione in maniera seria.
Anche semplicemente occuparsi di simili esemplari di letteratura "bassa" era un modo per danneggiare la propria affidabilità professionale.
Quindi, nessuno - di norma - con simili materiali voleva averci a che fare. E questo spiega il ritardo con cui in Italia si affermò la letteratura del soprannaturale e dell'orrore che, pure, nel XIX secolo aveva avuto, tra gli autori italiani, alcuni rappresentanti di rilievo.
Il nostro de' Rossignoli, supportato dal suo editore e indubbiamente animato da forza visionaria, derivante da una ferma credenza nelle diverse manifestazioni dell'occulto, come del resto dichiara con veemenza lo stesso titolo, s'è posto decisamente in controtendenza rispetto alle derive culturali di quegli anni.
Il mio primo incontro con questo libro venne facilitato dal fatto che mio padre , coltivando con costanza i suoi interessi professionali e la sua curiosità culturale, portava sempre a casa nuovi volumi, a decine. Alcuni li comprava, altri glieli davano per via del suo lavoro.
E, tra queste new entry, mi imbattei casualmente in Io credo nei vampiri e cominciai ad esplorarlo, con cautela ma anche sostenuto da quella bruciante curiosità che, da ragazzi, si riserva ai libri "proibiti" e il cui contenuto sia ritenuto - in modo istintivo e non ragionato - in qualche misura "scabroso".
Inizialmente, fui attratto dal ricchissimo apparato iconografico dell'opera: fatto di immagini tratte dall'immaginario filmico degli anni '60 (culminato, proprio in quegli anni, con il Dracula di Terence Fisher nell'interpretazione di Christopher Lee) e che, a sua volta, s'era andato costruendo a partire da alcuni classici della cinematografia muta e dell'Espressionismo tedesco, ma anche di riproduzioni di incisioni e di opere pittoriche di epoche diverse (tra cui alcuni dei dipinti più visionari di Goya) .
Immagini di vampiri (con il loro sottinteso erotismo che, in alcuni casi, diveniva più che esplicito), della Bella e la Bestia, della Mummia, del Lupo mannaro, dei Cadaveri viventi: insomma tutte le tipologie dei cosiddetti "revenant" vi erano ampiamente rappresentate.
E di argomenti ce n'erano in abbondanza per suscitare in una giovane mente curiosità e piacere morboso, per alcuni versi, per la mente naif di un ragazzino quale ero io, ma anche - ovviamente - angoscie e terrori notturni, dal momento che - come ha spiegato la psicoanalisi (e soprattutto Ernest Jones - allievo e biografo di Freud - in suo famoso saggio di psiconalisi applicata ai fenomeni dell'occulto) - si trattava di fenomeni e di credenze che hanno tutte a che vedere con il "perturbante" e, dunque, con il ritorno del rimosso.


Sfogliavo e risfogliavo quelle pagine, guardando le illustrazioni, studiandole quasi.
Non chiesi mai nulla a mio padre: spiegazioni, delucidazioni, racconti. E sì che lui non avrebbe mai esitato a dispensarmeli.
Poi, a distanza di due o tre anni, nella neonata collana dei "Pocket" Longanesi, venne fuori una riedizione del classico "Dracula" di Bram Stoker che lessi avidamente, in alcuni pomeriggi assolati d'estate.
Con questo bagaglio di lettura ritornai febbrilmente al volume di de' Rossignoli, questa volta non solo per riguardare con un occhio più attento le illustrazioni, ma per leggere il testo che - tra l'altro - si presentava agile e scorrevole, suddiviso in numerosi piccoli paragrafi, ciascuno dei quali era dedicato ad una singola figura "perturbante", talvolta trattata con il ricorso ad aneddoti o a fatti di cronaca e con ricchi riferimenti ad antichi testi e a testimonianze di autori classici.
Nacque così in me una profonda passione per la letteratura sui vampiri (e, in genere, del "perturbante") che, nel corso del tempo, continuai a coltivare sia nella cinematografia sia nei libri, (romanzi e saggistica) raccogliendo a poco a poco una vasta bibliografia sull'argomento, a somiglianza di quanto ha fatto Fabio Giovannini, considerato oggi uno dei massimi esperti di letteratura e credenze sui vampiri.
Non v'è ombra di dubbio che "Io credo nei vampiri", con le sue caratteristiche enciclopediche, e il Dracula di Bram Stoker per me rappresentarono, di questa passione, l'esordio folgorante.
Il volume di de' Rossignoli è rimasto introvabile per oltre 40 anni, sino al nuovo rigurgito d'interesse per il vampirismo di recente suscitato da Twlights (sia dalla saga in quattro volumi della Stephanie Meyer, sia dall'omonimo film).
Ed è davvero meritoria l'iniziativa della Gargoyle Books di farne una nuova edizione, arricchita da una prefazione di Danilo Arona ("In viaggio con Emilio"), da una postfazione di Loredana Lipperini ("Bruciare le stoppie") e da una nota iniziale di Angelica Tintori.
Nella nuova edizione, ci sono dunque alcuni pregevoli plus rispetto alla prima introvabile edizione e, tra questi, va menzionato un aggiornamento bibliografico redatto in ordine alfabetico per autore che non era del tutto completo nell'edizione originale.
Vi è anche un minus, purtroppo.
La ricchezza dell'apparato iconografico in questa nuova edizione è andata
purtroppo perduta: il bello del volume di de' Rossignoli e la sua forza comunicativa risiedevano, invece, proprio in questa commistione di testo ed immagini: mediamente ogni otto pagine, nel volume edito da Ferriani, ricorrevano o una o due pagine di tavole in bianco nero che fornivano un immediato riferimento visivo al testo (suddiviso per singole "voci" enciclopediche, per quanto non in ordine alfabetico) e ne accrescevano la suggestione, dando corpo tra l'altro alla forte dichiarazione di fede dell'autore su questi fenomeni,(esplicitato nel paragrafo conclusivo dell'opera, "Il mio credo", il 121° dell'odierna edizione), poichè le illustrazioni mostravano come la storia dell'uomo fosse percorsa da secoli dalla loro rappresentazione e davano corpo all'idea ripresa in modo magistrale dal cineasta Carpenter che "i vampiri sono tra noi".
Del resto, il "Credo" enunciato da de' Rossignoli è di un'attualità sconvolgente, poichè riguarda una drammatica presa d'atto del "lato oscuro" dell'uomo che, in tutte le epoche ed in tutti i tempi, si manifesta non soltanto nell'espressività psicopatologica del serial killer, ma soprattutto nella quotidiana "banalità del male".
Afferma de' Rossignoli, nel suo "Credo", tra le altre cose:
I vampiri sono tra noi, la cronaca stessa ve ne offre la prova.
Il medico che si aggira nella stanza di un illustre morente, cercando di eternare sulla pellicola di una ridotta macchina fotografica (ferro del mestiere delle spie) gli ultimi spasimi di un'agonia che verrà profumatamente pagata dai rotocalchi; la donna che segue in gramaglie il marito morto, appoggiandosi al braccio dell'amante; l'uomo politico che specula sulla fame dei poveri e la baratta con un pugno; la nuova teppa che sfoga i suoi istinti primordiali picchiando, assalendo le donne, violentando le bambine; i pirati della strada che uccidono e fuggono dopo aver violato ogni regola, come se fossero veramente i padroni della vita e della morte; gli squallidi mantenuti della prostituzione; coloro che si arricchiscono vendendo armi, stupefacenti e donne; i commercianti di morte; le compiacenti facitrici d'angeli, che dietro la maschera untuosa della comare pronta a "trarre d'impaccio, celano il ghigno orrendo e secolare della strega: è un elenco che può seguitare per molte pagine.
Parole notevoli che rendono le descrizioni dei mostri e delle nefandezze di cui ha parlato prima, in modi tanto vasti ed enciclopedici non più soltanto come un gratuito esercizio intellettuale e di pura abilità didascalica. ma come il
drammatico tentativo di stabilire delle coordinate descrittive della crudeltà e del male che si aggiravano nel mondo dei suoi tempi - e che, intatti o addirittura amplificati, ritroviamo nel nostro.
Parole attualissime ancor di più oggi, considerando che l'elenco abbozzato da de' Rossignoli non si è sfoltito. Per nulla: semmai s'è fatto ancor più fitto ed articolato, in un'epoca dominata dal cinico sfruttamento delle risorse e degli uomini, dalle guerre, dalla tortura, dalla pornografia dell'informazione, dall'esibizione della malattia e della morte come spettacolo.
E allora, come sostiene de' Rossignoli, davanti a tutto questo, davanti all'impossibilità di poter confidare in un mondo migliore, non si può che credere ai vampiri, ai Mostri&Co che, tutto sommato, rispetto alle molte forme del Male esercitate con la rispettabilità del doppiopetto, sono rassicuranti e prevedibili.

5 commenti:

  1. A proposito della esclusione delle immagini che illustravano l'edizione originale questo che segue è il comunicato rilasciato dalla Gargoyle Books che spiega le ragioni di fondo della sua scelta editoriale.

    Continuano a fioccare recensioni e commenti dei lettori a proposito del saggio di Emilio de' Rossignoli. Nell'ambito del generale apprezzamento suscitato dalla pubblicazione, diverse voci sottolineano – come unico rilievo – la rinuncia all'apparato iconografico che accompagnava la prima edizione per i tipi della Luciano Ferriani Editore.
    Sentiamo il dovere di precisare che la scelta di non riproporre le immagini del volume è stata presa in considerazione della scarsa qualità e definizione delle stesse: scannerizzare e riprodurre foto e disegni già "sgranati" all'origine (a volte la nostalgia ci porta a volgere in chiave positiva anche dettagli non proprio entusiasmanti...) avrebbe significato proporre ai lettori qualcosa a limiti della fruibilità, a parte ogni considerazione legata all'accertamento dell'eventuale copyright che potrebbe tuttora proteggere alcune foto (ricordiamo che il diritto permane fino a settant'anni dopo la scomparsa dell'autore; nel 1961, probabilmente, si prestava scarsa considerazione a simili dettagli...)
    A ben vedere, tra l'altro, il lettore interessato a sviluppare una ricerca iconografica sul soggetto "vampiri" non ha che da ricorrere a un motore di ricerca tipo Google Images: scaricherà in pochi istanti una mole d'immagini ben superiore a quella che qualunque volume sarebbe in grado di proporre.
    Un simile problema l'abbiamo già affrontato lo scorso anno in relazione al saggio "The dark screen" di Franco Pezzini e Angelica Tintori: lì risolvemmo il problema selezionando (e pagando!) presso un collezionista newyorkese alcune foto, inedite o poco viste, che illustrassero in modo sintetico ma efficace una "galleria" dei vari Dracula cinematografici e televisivi.
    Abbiamo in programma per il 2010 un nuovo saggio, sul quale per ora non facciamo anticipazioni... C'impegnamo, però, fin da ora ad accompagnarlo con un nutrito corredo d'immagini.


    Condivido pienamente tale comunicato. Le scelte editoriali sono state pienamente razionali. Credo che il mio rilievo, in sintonia con un passaggio del comunicato, sia stato mosso più che altro dalla nostalgia. In ogni caso, s'è trattato di una nuova edizione e non di una edizione anastatica: e, quindi, ampia libertà era lasciata al curatore e all'editore nel rimaneggiare a loro piacimento l'apparato iconografico del testo originale.
    Diciamo pure che la scelta avrebbe potuto essere quella di introdurre immagini nuove, possibilmente inedite e poco conosciute come è stato fatto per "The dark screen" e come verrà fatto per un nuovo volume in uscita nel 2010.

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  2. Ho ricevuto questa mail da Gabriella:

    Ho visto una tua recensione sul libro "IO CREDO NEI VAMPIRI" e, avendone già sentito parlare volevo saperne qualcosa di più... è un saggio sulla letteratura e filmografia vampiresca?
    Grazie per le informazioni

    PS - Mi sembra doveroso aggiungere una nota... Sono un'appassionata del genere da molto tempo prima che "cominciassero ad andare di moda".... La saga di Twilight (che ho letto giusto perchè, quando esce qualcosa che tratta di vampiri, tendenzialmente lo voglio sempre leggere) mi ha fatto sorridere, perchè mi ha fatto pensare al mondo adolescenziale, ma è stato solo uno dei tanti libri e sicuramente non il primo...! Questa precisazione non era necessaria, forse, ma se da una parte quest'esplosione di notorietà per gli amici vampiri ha fatto decollare il genere (e ha indotto le case editrici a pubblicare volumi su volumi) con nostro sommo piacere, dall'altra ha creato orde di ragazzini che impazzano per Stephanie Meyer senza neanche conoscere la Rice, la Kalogridis, Stoker e altri "pilastri" del genere... E, sinceramente lo trovo un pò deludente oltre che fastidioso... Scusa se ti ho tediato :-P

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  3. La mia risposta:

    Sono pienamente d'accordo con te su tutta la linea, cara Gabriella!
    Anch'io ho seguito un percorso di lettura nel genere, per così dire "ab origine".
    La prima cosa cosa che ho letto - e sarò stato poco meno che 15enne è stato appunto il Dracula di Bram Stoker (letto con una foga quasi febbrile) e da là è nata una passione che ha riguardato non solo la narrativa ma anche tutta la saggistica su questo tema.
    "Io credo nei vampiri" è un bel saggio (anni '60) che esplora la vampirologia, utilizzando prevalentemente il riferimento alla filmografia allora disponibile, con divagazioni ampie nel mondo delle legggende e della letteratura che, in senso ampio, riguarda il perturbante.
    Per me, allora, come ho detto nel mio commento, si trattò di una lettura davvero appassionante, perchè diede sostanza a questa mia incipiente passione culturale (nei miei anni giovanili accompagnata anche da qualche inevitabile brivido e turbamento).

    Mi fa davvero piacere di essere entrato in contatto con te attraverso questo mio commento.
    Sono a tua disposizione.

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  4. E Gabriella, a questo punto, mi da dei suggerimenti su alcune delle sue letture...

    Eh! Allora penso che potremmo scambiarci qualche consiglio sui libri letti... Chissà mai che non me ne sia sfuggito qualcuno!
    Io ti consiglio, a parte i classici che sono certa avrai già letto:
    LA BARA di Richard Laymon
    IL 18°ESIMO VAMPIRO di Claudio Vergnani (appena uscito con Gargoyle)
    DANZA MACABRA di Dan Simmons
    LA RAGAZZA DEI MIEI SOGNI di Francesco Dimitri (questo ragazzo è uno spettacolo, ho letto anche PAN, altro suo libro, ed è un delirio dalla prima all'ultima pagina!)
    Ci aggiungerei anche la trilogia di CHIARA PALAZZOLO ("Non mi uccidere" e gli altri due) anche se non tratta di vampiri ma di "sopramorti" (ma penso che tu possa apprezzare il genere).
    Alcuni sono un pò particolari ma per ovvie ragioni di cultura vampiresca vanno letti :-))))
    Ho letto anche la saga di Saint Germain (bello il secondo e il terzo, gli altri noiosetti e ripetitivi) e la trilogia di Nancy Kilpatrick (storie di vampiri irrequieti e tormentati, conditi da amore sesso e drammi...)
    OK.. per ora non mi viene in mente altro... aspetto qualche dritta se ce l'hai :-)))
    E per il saggio... ci penso, solitamente preferisco i racconti!
    Gabriella

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  5. DANZA MACABRA di Dan Simmons è un autentico capovaloro, secondo me.
    Gli altri che tu citi non li conosco e, seguendo il tuo consiglio, mi premurerò di leggerli.
    Se vuoi accostarti ad un'insolita storia vampiresca, ti consiglio Zelter di Luca Di Fulvio.
    E poi il classico di Richard Matheson, Io sono leggenda.

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