domenica 21 dicembre 2008

Sogni



I sogni ci visitano ogni notte.
Qualcuno di essi lo ricordiamo e altri - il più delle volte - no.
Il sogno apre nela nostra mente uno scorcio di surreale e ci fa gettare uno sguardo di inquietudine sulle cose, talvolta ci fornisce visioni di grande bellezza.
Dopo più di un secolo di psicoanalisi, parrebbe quasi scontato e banale parlare di sogni.
Eppure, tralasciando tutte le notazioni tecniche ed ermeneneutiche sul sogno, rimane indubbio che, nella vita onirica, ci troviamo a percorrere privatissimi universi fantastici da cui alcuni scrittori traggono poi elementi per il loro scrivere (ricordiamo il caso di "Kubla Khan" di Coleridge).
I sogni ci rendono contenti, a volte.
Altre, invece, ci spaventano e c'incupiscono.
Alcuni di essi vorremmo che si prolungassero ancora a lungo, tanto ci piacciono e ci meravigliano e rimaniamo delusi, quando di colpo ci svegliamo, assaporando ancora i suoni, i colori, gli odori di quello specifico scenario nel quale ci aggiravamo sorpresi o stralunati o inquieti.
Per questo motivo, gli antichi Greci ritenevano che i sogni potessero avere una funzione profondamente terapeutica, portando l'individuo sofferente sulla via della guarigione. Ritenevano, infatti, che i "buoni" sogni potessero essere stimolati da una dieta salubre, dall'aver consumato cibi buoni, ma frugali, dall'essersi esposti al sopraggiungere del sonno in luoghi e scenari che stimolassero il senso del bello.
Sono benvenuti, dunque i sogni, quando ci aiutano a star meglio e ciò senza alcuna connessione con la teoria psicoanalitica sul sogno per la cui efficacia "teraeputica" e euristica ("Il sogno è la via regia per l'inconscio", disse Freud) occorre una ermeneutica del contenuto onirico le cui coordinate siano condivise in uno spazio comune nel quale interagiscono il sognatore ed il suo interprete.
Oggi, purtroppo, la nostra vita è talmente velocizzata e la quotidianità così infarcita di stimoli che assaltano sinergicamente i nostri sensi che spesso, nel sognare, compaiono affastellati i diversi e molteplici residui diurni.
Spesso, i più giovani, la cui mente è intossicata dagli scenari dei diversi videogiochi con i quali trascorrono ore e ore - scenari altrettanto onirici, ma iper-realisti, grazie ai software ad altissima definizione oggi disponibili - si ritrovano a riprodurre in sogno scene quasi del tutto identiche a quelle del videogioco con cui si sono cimentati poco prima. E' come se loro mente, durante la notte, secernesse - attraverso l'attività onirica - una serie di stimoli violenti, cruenti, sanguinosi, crudeli di cui spesso i più comuni giochi sono infarciti.
Anche in questo caso, il sognare potrebbe essere utile a disintossicare la mente da un sovraccarico sensoriale altrimenti non metabolizzabile. C'è da rammaricarsi, però, che il sogno anzichè mantenere la sua funzione primaria di produrre universi fantastici nei quali ci si cimenta in azioni nuove e mai tentate prima o in cui ci ritroviamo ad avere esauditi - in forma simbolica - i nostri desideri più risposti, diventi una sorta di "emuntorio" psichico con la funzione di disintossicare la mente da un eccesso di stimoli.

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